Argomenti prendono allora le perplessità dei responsabili economici di alcuni dei non più forti paesi europei a giungere ad una irrevocabile fissazione delle parità tra le monete dei paesi euro-comunitari senza che prirria si siano rimosse le cause di tale inferiorità economica. Ed è questa una delle ragioni che può indurre tali stati a scegliere il perseguimento di obiettivi interni anche a prezzo di un allentamento dei legami internazionali. Su questa scelta possiamo anche concordare nella misura, però, in cui ad essa si ricorre per un periodo di tempo sufficiente a ripristinare le condizioni di competitività dell'economia nazionale interessata alla fluttuazione della propria moneta. Altrimenti, una fluttuazione adoperata come strumento costante di aggiustamento delle bilance dei pagamenti inter-europei altro non può significare che il riconoscimento dell'incapacità del potere pubblico di trasformare, in un tempo ragionevole, le strutture economiche del paese interessato, in modo da poterle inserire nell'ambito europeo secondo la logica della cooperazione economica. È evidente che la scelta tra uno dei due corni del dilemma, cambi flessibili o cambi fissi, non si può porre in termini di semplicistica drasticità, perché essa non può essere ricondotta soltanto all'aspetto tecnico dei due regimi monetari, ma anche ai giudizi di valore politico che sottintendono tali regimi. Così il regime dei cambi fissi si qualifica come uno strumento tecnico capace di agevolare il processo di integrazione economica dell'Europa nella misura in cui questo discende dal principio politico della sovrannazionalità. L'integrazione economica e, con essa, quella monetaria sono processi che hanno in sé un principio di teleologicità, nel senso che sottintendono precisi obiettivi che non sono raggiungibili attraverso il libero gioco delle forze economiche spontanee, ma che sono raggiungibili attraverso la sottomissione di tali forze ad un disegno generale di politica economica. A maggior ragione tale disegno generale emerge quando si voglia parlare d'integrazione monetaria, intesa quale processo snodantesi per fasi, ed avente l'obiettivo di giungere ad un unico metro monetario per un'area prima divisa in più aree monetarie. Che il processo di integrazione monetaria debba avvenire per fasi lo si arguisce dal fatto che sarebbe estremamente pericoloso passare da una situazione di chiusura doga-· nale da una situazione in cui, grazie all'esistenza di un'unica moneta, i paesi integrati economicamente non avrebbero avuto modo di aggiustare le rispe~tive strutture produttive. D'altro canto tutto il processo integrativo dell'Europa comunitai:-ia si svolge secondo la logica della gradualità e, correlativamente, un processo di integrazione monetaria che voglia essere ottimale, enfatizza la gradualità delle fasi. A questo 49 BibliotecaGino Bianco
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