Nord e Sud - anno XX - n. 163 - luglio 1973

Le giustificazioni di Carli confondere gli italiani tra i meandri della finanza internazionale, della crisi del dollaro, della politica comunitaria, dopo di che sarebbe_ divenuto più difficile comprendere fino a che punto la svalutazione era stata voluta e orchestrata dalle autorità monetarie. Rimangono da spiegare i motivi che hanno indotto le autorità monetarie del nostro paese a provocare una svalutazione di fatto della lira. Anche per rispondere a tale quesito è molto utile procedere nel commento delle considerazioni finali del Governatore. Ribadendo le tesi ampiamente esposte negli anni precedenti, il Governatore si sofferma a considerare la crisi in cui si dibatte da qualche anno l'economia italiana. È a tale crisi che in ultima analisi va imputato « il rallentamento del processo di integrazione della nostra economia in quella della Comunità», di cui la mancata partecipazione alla flutuazione congiunta è solo la conseguenza ultima. Secondo il Governatore, una delle cause principali dell'arresto del processo di sviluppo dell'economia italiana va ricercata nell'espansione del settore pubblico. Avendo scelto di partecipare alla Comunità economica europea, il nostro sistema economico dovrebbe conservare i caratteri tipici di un'economia di mercato, e cioè fondarsi « sul riconoscimento del mercato nella sua funzione di sintesi dei rapporti fra la domanda e l'offerta e di rilevatore di efficienti combinazioni dei fattori produttivi, in un contesto istituzionale capace di contenere le tendenze oligopolistiche; sulla identificazione dell'impresa quale fatto organizzativo conformato al principio della economicità della gestione e rispondente alle esigenze di specializzazione e di decentramento decisionale imposte anche dai moderni processi produttivi; e sulla necessità di non estendere ulteriormente l'area pubblica ». Contrasta con questa impostazione, sempre secondo il Governatore, la tendenza che esiste nel nostro paese ad allargare il campo di intervento delle imprese pubbliche con il risultato di introdurre elementi di distorsione nell'attività delle stesse imprese private. Infatti, di fronte all'invadenza del settore pubblico, le imprese private si vedono sempre più costrette a recepin1e l'impostazione nelle norme che disciplinano i rapporti di lavoro, basate sull'obbiettivo di assicurare al lavoratore la stabilità del posto, nel processo di selezic:>nedei dirigenti, basato sulla burocratizzazione, e così via. Vengono a perdersi, in sostanza, alcuni dei connotati principali dell'impresa privata, come la propensione all'innovazione., il continuo confronto con le· imprese concorrenti, la continua ricerca dell'efficienza. Se a_ciò si aggiunge l'incertezza del quadro istituzionale a cui l'espansione del settore pubblico dà luogo e la difficoltà che le imprese private trovano a finanz~arsi sul mercato dei ca35 BibliotecaGino Bianco

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