Nord e Sud - anno XX - n. 163 - luglio 1973

Autori vari e porre l'accento su altri elementi, come la politica dei deficit della bilancia dei pagamenti condotta dagli Stati Uniti o il diritto che ciascun paese indipendente della comunità internazionale deve legittimamente conservare di gestire la politica economica in funzione della propria scala di priorità, nella quale il mantenimento di un cambio fisso e il tasso di inflazione occupano dei posti ben precisi. Ma ai fini che ci proponiamo conta solo la conclusione delle argomentazioni del Governatore, sui cui non si può dissentire: la difesa delle parità risulta oggi particolarmente problematica per ciascun paese. Tra le soluzioni possibili alla crisi del sistema monetario internazionale, il Governatore ne ricorda una che vede il mondo diviso in grandi aree monetarie, con rapporti di cambio fissi tra i paesi che partecipano a ciascuna area e fluttuanti congiuntamente tra i paesi appartenenti ad aree diverse. Si sa come la Comunità economica europea sia indirizzata su questa linea e alcuni dei paesi ad essa aderenti ne abbiano anticipato la realizzazione. Tuttavia, fa notare il Governatore, l'Unione monetaria presuppone un'effettiva integrazione economica. In assenza di questa, e cioè in presenza di paesi economicamente più forti e più deboli all'interno dell'area, l'unione monetaria porta dei vantaggi per gli uni e degli svantaggi per gli altri. Questa è proprio la situazione della Comunità economica europea, dove l'Italia figura come uno dei paesi più deboli e, quindi, più svantaggiati nel caso di realizzazione dell'unione monetaria. D'altra parte, la Comunità non ha predisposto alcun meccanismo compensatore per i paesi più svantaggiati dall'unione monetaria; in particolare, non ha accolto l'appello del Governatore italiano di dotare il Fondo europeo di cooperazione monetaria di risorse adeguate a scoraggiare gli speculatori dalle manovre a danno delle monete più deboli. Di fronte alla scarsa sensibilità della Comunità per i problemi italiani non rimaneva che rifiutarsi di partecipare alla fluttuazione congiunta quando questa è stata decisa, cosa che è stata puntualmente fatta nel marzo scorso. Fin qui il discorso del Governatore è ineccepibile. Il rifiuto di par .. tecipare alla fluttuazione congiunta sembra scaturire dalla più riguardosa considerazione del benessere nazionale. Il motivo più valido per partecipare alla fluttuazione congiunta sarebbe stato, infatti. quello di non rompere il fronte europeo contro gli Stati Uniti e non compromettere i delicati equilibri comunitari; poiché in assenza di ogni garanzia, questo avrebbe significato sacrificare l'Italia all'Europa, non possiamo che giustificare la scelta del Governatore. Sempre che quelle garanzie siano state richieste e contrattate con il dovuto impegno. 32 BibliotecaGino Bianco

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