Francesco Catnpanella ambiti per lo meno comprensoriali. Una volta stabilita che tale tendenza non debba concretizzarsi nel frainmentario e deleterio fenomeno della « villetta per vacanze» appare chiaro che una struttura urbanisticamente adeguata richiede insediamenti di ampia portata, con vasti spazi liberi e grandi concentrazioni residenziali e di servizio. E ciò, in considerazione anche di un corretto indirizzo sul piano urbanistico, è possibile solo ad un certo livello, superando i ristretti limiti amministrativi e territoriali dei singoli comuni e ponendo a disposizione di una ordinata pianificazione porzioni di territorio a vasta e vastissima scala. Muovendo da tali presupposti, nel 1965 dopo una serie di incontri a livello politico amministrativo e alcuni convegni di studio, fu conferito agli urbanisti Italo Insolera, Mario Manieri Elia, Narciso Mariotti e Eduardo Salzano l'incarico di redigere un piano territoriale di base relativo alle zone costiere e di interesse turistico della provincia di Teramo. Tale primo strumento di indagine e di programmazione territoriale fu consegnato, con la denominazione di « Stralcio turistico», nel giugno 1966: ma le sue principali indicazioni possono tuttora ritenersi pienamente valide. Infatti, considerata essenziale una premessa di condanna - scaturita anche da numerose e motivate critiche espresse nelle sedi più qualificate - nei confronti dell'irrazionale utilizzazione delle coste e delle zone di più immediato interesse tursitico-residenziale, viene proposto c01ne primo obbiettivo per una efficiente valorizzazione turistica del territorio il rovesciamento di quella perniciosa tendenza, definita « spontaneismo», e verificatasi secondo le leggi della speculazione e al di fuori di qualsiasi coordinamento e programma, come disorganica e miope occupazione del suolo, vera e propria invasione. Si tratterebbe quindi, per quanto riguarda le. coste, di sfruttare il litorale in profondità, predisponendo tutti i provvedimenti atti a legare urbanisticamente e paesaggisticamente un'ampia fascia di territorio, comprendente eventualmente - nel caso specifico della costa terainana - la prima linea collinare, aperta verso l'entroterra. Non diversamente, nel caso delle montagne, il piano propone il principio della tutela dei valori che giustificano l'interesse turistico, con il mantenimento della massima accessibilità dei luoghi panoramici, senza interventi che ne possano intaccare il pregio paesaggistico, mentre, per quanto riguarda i centri storici, se ne raccomanda l'attribuzione di funzioni compatibili con la loro consistenza, ubicando al contempo ad una certa distanza da essi gli eventuali nuovi insediamenti di at• trezza ture. In sostanza il Piano muove da un esame dei caratteri morfologici generali delle coste adriatiche, il cui tratto teramano - tra il Tronto e il Fino - si differenzia per il fatto di non avere alle sue spalle solo una zona collinare ricca di bellezze paesaggistiche, di centri storici e artistici (le colline del teramano, infatti, culminano nella più alta vetta appenninica, il Gran Sasso d'Italia - metri 2.914 - a 40 Km. dal mare), per affermare che la costiera teramana non ha soltanto (come gli altri litorali adriatici) un primo entroterra, di carattere collinare; essa ha anche un secondo entroterra, par26 BibliotecaGino Bianco
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