Nord e Sud - anno XX - n. 163 - luglio 1973

GIORNALE A PIU' VOCI Racconti meridionalisti I figli del Sud s'intitola un singolare libro di Giovanni Russo, uno dei giornalisti italiani più competenti ed attenti in merito ai problemi del Meridione, alle condizioni esistenziali e sociali del Sud da lui interpretate alla luce di una moderna e consapevole cultura che, com'è stato notato, identifica le sue radici, per la chiarezza e la lucidità della pagina (anche come fatto di stile) e per la visione criticamente europea, nell'illuminismo napoletano e meridionale mediato attraverso il pensiero crociano e la problematica meridionalista del Dorso, del Fortunato e del Salvemini. I suoi servizi su « Il Mondo » e ora sul « Corriere della Sera », i suoi libri che li raccolgono, come Baroni e contadini, L'Italia dei poveri, Chi ha più santi in paradiso, ci davano già una dimensione ideologicamente e culturalmente precisa, ben definita, di impegno sociale e passione umana e razionalità critica contemperati e integrantisi reciprocamente in una misura di grande efficacia conoscitiva. Ma questo nuovo volume or apparso in una collana dei fratelli Fabbri destinata alle scuole medie, e che ha per sottotitolo « Racconti e personaggi del Mezzogiorno d'Italia dal taccuino di un giornalista», possiede indubbiamente, rispetto ai precedenti, la singolarità non solo della destinazione e dello scopo ( « il primo libro di letture per la scuola » si legge nella prefazione « che presenti ai ragazzi con la vivacità della prosa giornalistica e della testimonianza diretta di casi umani il nostro più grande problema nazionale, quello del Mezzogiorno d'Italia ») ma della sua stessa composizione e struttura, raccogliendo pagine che non certo ai ragazzi erano rivolte e che si qualificano e si privilegiano sugli altri volumi del Russo per una più scoperta e quasi sempre vivissima felicità narrativa, con toni e passaggi dj intensa (pur se non mai abbandonata all'effetto, ma contenutissima e vigile) suggestività evocatrice. Si veda in proposito un capitolo come « I tredici briganti», scritto neJ 1947 in pieno periodo neorealistico e pur così assunto in un clima quasi di favola, o certe aperture come la prima pagina del « Teatro di San Carlino » tutta atmosfera ed ambiente, o certi particolari psicologicamente rivelatori più di un'analisi o di un ritratto minuto, come la valigia di cartone aperta col pezzo di pane sulla biancheria in « San Rocco e il mago », o certi episodi di << Incontri in Calabria» come quello del capostazione dì Cassano e i due giovani suonatori, o quello dell'arancia del barone L.; e su un piano più dichiaratamente documentario il capitolo « Un milanese nel Sud» che pur riesce a sbozzare un personaggio ed un clima ed una situazione sociale con pochi tratti e notizie, in un andamento che diventa così cordialmente e naturalmente racconto. 22 BibliotecaGino Bianco

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