Gino Pallotta E così via. Dunque, stava per avere l'avvio un nuovo atto nella complessa vicenda del 25 luglio. Con autentica dabbenaggine, Mussolini era ancora certo che, dopo la sfiducia votatagli dal Gran Consiglio, avrebbe avuto rinnovata, invece, la fiducia del re. Qualcuno, a palazzo Venezia, gli consigliò di far arrestare i diciannove firmatari dell'ordine del giorno Grandi. Rispose che ne sarebbero andati di mezzo anche dei Collari dell'Annunziata; non aveva l'energia sufficiente, comunque, per tentare una sorta di « notte di San Bartolomeo ». Quando poi, l'indomani mattina, ebbe notizia del ripensamento o pentimento di Cianetti, lo interpretò come di buon auspicio. Nel pomeriggio di quel 25 luglio si sarebbe recato dal re, a villa Savoia, per un chiarimento; certo, avrebbe dovuto rinunciare ai poteri militari ma il potere politico, riteneva Mussolini, non avrebbe subìto sostanziali mutamenti. Il re, insomma, non lo avrebbe mollato a causa di quel documento che probabilmente, pensava Mussolini, non aveva effetto vincolante. Invece, con un colloquio di 20 minuti, Mussolini venne liquidato. Sotto choc, non capì nemmeno perché l'avessero fatto salire su un'autoambulanza posteggiata dinanzi villa Savoia. Tutto accadde nel giro di poche ore: ma se l'operazione-arresto riuscì egregiamente, la sorveglianza, sul Gran Sasso, fu così precaria che bastò assai poco ai nazisti per eseguire il colpo di mano e liberare il fedele alleato ridotto uno straccio d'uomo. Sono comportamenti che già preludono al discorso sulle responsabilità della monarchia per 1'8 settembre. Ma, a parte ciò, si deve dire che i nazisti, i quali liberando Mussolini si prendevano una rivincita, non erano riusciti a capire in tempo, alla pari del « Duce», quale sbocco avrebbero avuto gli avvenimenti che precedettero il voto del Gran Consiglio. All'ambasciata e ai Comandi nazisti non giunse nessuna sicura notizia, prima del 24-25 luglio, su ciò che si stava preparando. La congiura di palazzo, anzi l'incrociarsi di più congiure, li colse di sorpresa, anche se ormai prevedevano un collasso da parte del1' alleato italiano. Anche se Hitler andò su tutte le furie, i Comandi germanici esclusero, all'indomani del 25 luglio, un'azione di forza. Certo, le SS e le forze armate hitleriane si sarebbero mosse se, ad esempio, Galbiati, con la divisione « M », avesse dato battaglia. I nazisti sperarono in qualche iniziativa di Farinacci, ma tutte queste speranze caddero presto. Galbiati, si sa, si fece mettere alla porta senza colpo ferire. E, sempre in quei giorni, Farinacci si recò 20 BibliotecaGino Bianco
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