Nord e Sud - anno XX - n. 163 - luglio 1973

Letteratura rio nella tanto varia produzione letteraria di Calvino si può dunque trovare in un discorso critico volto ora ad affermare la razionalità entro la storia, ora a registrarne la oggettiva sconfitta da parte della storia medesima. Con tale premessa si comprende il suo doppio registro narrativo oscillante fra maniera favolisticoutopica e realistico-descrittiva a seconda che venga messo in evidenza l'uno o l'altro polo del discorso. Sembra perciò riduttiva l'individuazione di un contrasto tra « una letteratura che descrive (e quindi sostanzialmente accetta) il mondo » e una letteratura che « alleggerisce » ]a realtà in favola, quando si consideri che proprio l'antitesi costituita dalla favola, seppur con « gusto tutto letterario», indica nel narratore una consapevolezza di « altro» e rende problematica anche l'apparente accettazione 22 • Si pensi ad un confronto diretto tra il Barone rampante e La speculazione edilizia, pubblicati entrambi nel 1957 (nel pieno della crisi vissuta dalla sinistra italiana), per c9gliere il significato polemico di una contrapposizione tra la realtà quale è e quale dovrebbe essere e per ritrovare, in piena conformità, vittoria e sconfitta della ragione. Ma i_l problema investe anche quello della natura; e il contrasto tra uomo-integrazione e uomo-libertà diventa quello tra ragione che si realizza per favorire la reale natura dell'uomo e razionalità che nega l'uomo e ne distrugge_ la natura. Infatti 1n termini rousseauniani avviene lp. 22 G. C. Ferretti, op. cit., pp. 167-176. BibliotecaGino Bianco scelta del barone Cosimo di vivere sugli alberi, e dalla medesima esigenza di sfuggire all'ipocrisia come al conformismo sociale scaturisce liberamente il suo impegno politico, l'ostinata coerenza verso se stesso e l'incapacità di ammettere che agli altri vengano precluse analoghe possibilità. L'agire del mitico protagonista è dunque privo di esitazioni e debolezze e testimonia una raggiunta pienezza dell'essere che è anche perfetto conformarsi di teoria e prassi. Al romanzo settecentesco è sottintesa dunque. vistosamente la polemica verso il conformismo politico, quasi a spiegare, con la riconferma di autonomia intellettuale del protagonista, il contemporaneo allontanamento dell'autore da posizioni politiche non più condivise (il distacco dal P.C.I.), nell'ansia di s-ottrarsi ad una personale sorte di dimezzazione. Calvino infatti conclude in questo modo una vicenda di perplessità e dubbi comuni a un rilevante gruppo di intellettuali, primo fra tutti Vittorini, fin dagli anni immediatamente post-resistenziali. Già agli inizi della sua attività di scrittore egli aveva tentato di opporsi al pericolo di una letteratura celebrativa e didascalica di partito grazie alle deformazioni fantastiche del Sensiero dei nidi di ragno, così come negli anni della guerra fredda aveva messo a fuoco gli errori di una paralizzante programmaticità ideologica attraverso la sottile ironia del Visconte dimezzato (1952): le v_icende di l\,ledardo segnano allusivamente la sorte di chi non ha in sé « né nostalgie, né dubbio, né 123

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