Caterina De Caprio il pericolo cli una mitizzazione della tensione razionale in cui era invece caduto talvolta l'ultimo Vittorini 18. Infatti qui egli analizza la situazione apparentemente senza scampo vissuta dall'uomo che, in una civilità industriale, trascorre « giornate piene, affannose, attivissime» e non può liberarsri « dal dubbio cli perdere il tempo macinando a vuoto, dalla paura della vita sprecata». Egli registra parimenti la situazione critica dell'arte ridotta a mostruoso mercato cui si contrappone la dimensione labirintica degli esperimenti letterari dei vari Gadda, Borges, Robbe-Grillet capaci di fissare l'autentico smarrim.ento dell'uomo, il suo desiderio di perdersi nel labi11into e cedere definitivamente. Calvino sembra rifiutare quest'ansia di annullamento per confermare invece la dignità di chi all'interno del labirinto stesso cerca la via d'uscita, disegnando la mappa, gli itinerari in una continua tensione progettuale. Del resto, egli conclude: « Quel che la lettera tura può fare è definire l'atteggiamento migliore per trovare la via d'uscita, anche se questa via d'uscita non sarà che il passagg1io da un labirinto all'altro »: è la sfida dell'uomo e della ragione alla negatività della storia, un invito a conoscere e a lottare ancora, accompagnato comunque da un dubbio che infine tutto si riveli vano. Alle posizioni teoriche della Sfida al Labirinto . si ricollegano palesemente ·i racconti di Ti con zero 19 dove il protagonista si cimenta in assurde s,ituazioni, al limite della fantascienza, e soltanto nel tentativo di capire il meccanismo che regola le circostanze esterne trova il modo per sottrarsi momentaneamen te al pericolo che lo minaccia. Ancora tra allegoria e realtà, ecco messi a confronto Dantès e Faria, chiusi neHa fortezza di If e desiderosi di evaderne. Dantès verifica l'eventualità della fuga registrando i continui tentativi falliti dell'altro, poiché gli errori del vicino di cella sono per lui il codice negativo da cui prescindere, gli itinerari da escludere e da ricordare al fine di raggiungere la salvezza che è fuori, seppure tale salvezza può esserci 20 • F. dunque proprio attraverso la ragione che il prigioniero può scoprire la mancanza di vie di uscita; ma è per mezzo di essa che deve per ora continuare nella .::;ua ricerca. Non meraviglia che in proposito sj sia potuto parlare di « una splendida intuizione narrativa della crisi in cui versa attualmente il razionaUsmo e più precisamente la ragione dialettica di cui Marcuse ha denunciato il crepuscolo», chiedendosi se tutto ciò non fosse « anche una pudica riaffermazione dell'obbligo di mantenerla in vita, anzi di una sua necessità ormai 'naturale'» 21. A guardar bene un motivo unita- · 18 Per l'attività svolta da Vittorini attraverso il « Menabò » e per la sua teorizzazione di una cultura informativa, scevra da ogni scarto emotivo, si rileggano le pagine di G. C. Ferretti che notano il pericolo di schematicità e sommarietà delle tesi dello scrittore siciliano (G. C. Ferretti, La letteratura del rifiuto, Milano 1968, pp. 257-73). 19 I. Calvino, Ti con zero, Torino 1967. 20 Op. cit., pp. 149-164. 21 W. Pedullà, Le emozioni di Calvino, in « Avanti! », 16 novembre 1967. 122 BibliotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==