Nord e Sud - anno XX - n. 163 - luglio 1973

Letteratura nel suo immediato divenire, bensì accettata ed interprietata solo alla luce di una effettiva « falsa coscienza». Il nichilismo politico cui Calvino giunge attraverso un discorso volutainente « congetturale » ripropone perciò nella sua ambiguità una profonda fiducia nella tensione razionale in quanto volontà di chiarire tutto a se stessi, senza mai eludere la realtà, accettandola come rischio da vincere, terreno infido su cui mettere alla prova la propria coerenza intellettuale. Nella capacità di demistificare le apparenze svelando il marcio che contamina il perfetto e di « saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio» si identifica la nuova saggezza di Paolo/Calvino che trova nella consapevolezza del relativo e del negativo il metodo per pervenire ad una nuova intelligenza stoncé;l.. Inevitabile, in fondo, è tale razionalistica conclusione: basta che si pensi e alla chiara impostazione conosci tiva delle più recenti prove letterarie fornite dall'autore (la raccolta Ti con zero, ad esempio) è alla sua chiara volontà di intendere l'arte non mai come virtuosismo arcadico, bensì pretesto per instaurare un rapporto critico col mondo esterno; occasione di un continuo· scandaglio della realtà al fine di « mettere in discussione la scala dei valori e il codice dei significati stabili ti » 15. Sembra allora erroneo intendere l'impegno formale delle Citta invisibili come un ritorno alla « prosa d'arte», o ad una concezione « sacrale » della poesia, e piuttosto verisimile appare il desiderio di conferire dignità alla parola dimostrandone al tempo stesso l'intrinseca ambiguità e il vuoto su cui si regge e cui affida il suo fragile destino. Certo, anche l'ultima prova di Calvino si può ricollegare a tutta una linea culturale della sinistra italiana che dal '56 in poi sembra impegnata nella fondazione di una cultura e di una letteratura « anti-autoritaria », in lotta contro schemi narrativi arretrati e provinciali, viziati da una estrema disponibilità politica. Infatti egli ha pienamente vissuto la crisi seguita agli eventi ungheresi contemporanea alla sempre più chiara ripresa del neo-capitalismo in Italia, partecipando così alle esigenze di ridefinire, entro una mutata situazione storica, compiti e ruoli intellettuali e superare errori ed ingenuità in cui si era frantumato il discorso di politica e cultura del decennio precedente. Se infc:.tti ancora nel Midollo del leone, del '55, Calvino considerava la letteratura come univoco fattore di consapevolezza storico-sociale per l'uomo e perciò di progresso 16, nel suo articolo la Sfida al labirinto, del '62, pur continuando a riconoscere il ruole che ha in arte lo strumento 1 azionale, già sembrava avanzare dubbi sulle possibilità stesse riservate alla ragione e nella vita intimà dell;individuo e all'interno dell'organizzata società contemporanea 17 ; mostrando di aver superato anche 15 I. Calvino, Lo scaffale ipotetico, ·in «Rinascita», 24 novembre 1967. 16 I. Calvino, Il midollo ·del leone, in « Paragone», giugno 1955. 17 I. Calvino, La sfida al labirinto, in « Il Menabò »,_Torino 1962, pp. 85-99. 121 BibliotecaGino Bianco

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