Nord e Sud - anno XX - n. 163 - luglio 1973

Letteratura « Nella foschia della costa il marinaio distingue la forma d'un gobba di cammello, d'una sella ricamata di frange luccicanti tra due gobbe chiazzate che avanzano dondolando sa che è una città ma la pensa come un cammello dal cui basto pendono otri e bisacce di frutta candita, vino e datteri, foglie di tabacco, e già si vede in testa a una lunga carovana che lo porta via dal deserto del mare, verso oasi d'acqua dolce all'ombra seghettata delle palme, verso palazzi dalle spesse mura di calce, dai cortili di piastrelle su cui ballano scalze danzatrici e muovono le braccia un po' nel velo e un po' fuori del velo. Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone; e così il cammelliere e il marinaio vedono Despina, città di confine tra due deserti » 7. Né stupisce che Le città invisibili siano apparise ad un critico soprattutto la testimonianza di un lacaniano convinto di inseguire, nella catena di mutamenti che formano l'esistenza e la storia, un desiderio (che è anche memoria) inappagabilie 8 . Per tale via viene a riproporsi la nozione di una realtà mitica (per Polo è Venezia) creata dall'uomo e ricercata continuamente 9 , in maniera da recuperare all'interno dei1' esperienza di vita un patrimonio 7 Op. cit., pp. 25-26. di realtà archetipiche e ammettere per converso in essa il ruolo della sfera istintivo-irrazionale 10. Al tempo stesso, da una integrale riduzione della realtà a coscienza Calvino sembra sfuggire nel momento in cui osserva che lo sguardo come la parola può possedere appena una parte della realtà: « La città ti appare come un tutto in cui nessun desiderio va perduto e di cui tu fai parte, e poiché essa gode tutto quello che tu non godi, a te non resta che abitare questo desiderio ed esserne contenuto. Tale potere che ora dicono maligno ora benigno, ha Anastasia, città ingannatrice: se per otto ore al giorno tu lavori come tagliatore d'onici crisopazi, la tua fatica che dà forma al desiderio prende dal desiderio la sua forma, e tu credi di godere per tutta Anastasia mentre non ne sei che lo schiavo » 11_ Sarà possibile impossess.ersi della totalità del reale solo proceden• do per negazioni, registrando le esclusioru da noi fatte. Ne consegue che alle « aHre » possibili parole è sempre affidato il compito di cogliere un mondo imprendibile nella sua essenza, affascinante nelle sue mutevoli apparenze e perciò pur sempre segreto all'uomo. 8 Si veda la ree. di W. Pedullà sull.'« Avanti!» del 3 dicembre 1972. 9 Venezia ritorna « dettaglio per dettaglio alla mente» come luogo mitico; è l'immagine primordiale « la cui forma si distingue quanto più è lontana». Calvino tornerebbe così alla tesi che la genesi della poesia è nella memoria di miti creati nell'infanzia e da ricondurre a chiarezza; quindi ad un filone poetico-letterario presente, fra l'altro nell'opera di C. Pavese. Si confronti, ad es., C. Pavese, La letteratura americana e altri saggi, Torino 1962, pp. 299-305. 10 Per ritrovare il motivo della città invisibile come simbolo psicoanalitico, suggestiva è la registrazione del canto Djerma fatta da Frobenius. Infatti nel canto è ricordata la città di Wagadu « che per sé non è di pietra, non è di legno, non è di terra», è invisibile e « vive nel cuore. degli uomini» che nel corso della loro vita possono a volte riconoscerla. Cfr. in proposito F. Jesi, Letteratura e mito, Torino 1968, in particolare pp. 157-158. 11 Op. cit., p. 20. 119 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==