LETTERATURA Le tante città di Calvino di Caterina De Caprio A testimoniare una vicenda di irrisolte tensioni, cli rapporti ambigui con una realtà ormai difficile da defirure e possedere, entro un clima storico che vede la letteratura o sopravvivere come merce di lusso o esser dichiarata « fuori legge» dall'ansia rivoluzionaria, si è aggiunta l'ultima prova di Italo Calvino, Le città invisibili (Torino, Einaudi, 1972). Qui lo stile levigatissimo riconferma le doti di uno scrittore tanto sensibile alle esperienze più recenti quanto capace di reinserirle in un alveo estremamente personale, delineato già da tempo nei caratteri e problemi di fondo. Infatti, passando dalla maniera descrittiva alla favola ed oggi infine alla struttura dialogica egli ha saputo creare prospettive sempre nuove entro cui cogliere il reale stato della frattura tra l'uomo e la sua esperienza. Non è un caso che proprio il suo Sentiero dei nidi di ragno ( 1946) segni l'inizio di una crisi della concezione neorealistica « nella direzione della richiesta disperata di render ragione. dell'angoscia della morte, dell'orrore dell'uccidere, della violenza che colpisce a fondo e nella decisione di conoscere del reale anche il « negativo» come non volontà, rifiuto di scegliere l'azione, il gesto, il vivere stesso» 1 • In verità, sembra che fini dall'esordio Calvino trovi sì nella scelta politica un modo per orientare gli eventi, per giustificare le · azioni o decisioni degli uomini, ma non veda in essa il pretesto per una seri ttura esaustiva e totalizzante verso il reale; e sappia anzi contrapporre agli eroi «positivi» dello zdanov,ismo figure umane in cui siano ancora vive le « paure bambine » che le accompagneranno per tutta la vita 2 • Fin d'allora, nell'immettere un margine di relativo nella descrizione, n1olta attenzione era dedicata alla parola intesa come simbolo di una realtà sconosciuta e insieme affascinante, che tanto più attraeva quanto più esulava dalle esperienze dell'ascoltatore: « Sim! gap! Chissà quante parole così ci saranno: a Pin piacerebbe saperte tutte! » 3 . Spesso la loro incomprensibilità veniva a coprire un vuoto di 1 G. Bàrberi Squarotti, La narrativa italiana del dopoguerra, Bologna 1968, p. 150. 2 « Kim è logico quando analizza con j commissari le sitùazione dei distaccamenti; ma quando ragiona andando solo per i sentieri, le cose ritornano misteriose e magiche, la vita degli uomini piena di miracoli. Abbiamo ancora la testa piena di miracoli e di magie pensa Kim ». (I. Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno, Torino 1971, pp. 148-149). 116 Biblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==