Ezio Lucchetti essere il mezzo per collocarle razionalmente nel territorio, in modo urbanisticamente ordinato, e per dotare lo stesso delle infrastrutture, dei servizi e delle salvaguardie necessarie alla sua vita civile. Purtroppo, decisioni e pressioni esterne prima mutilarono la progettata « Area» delle zone collinari e meridionali (accontentate successivamente con il «Nucleo» di Gaeta-Fonnia), quindi l'allungarono verso Roma con l'aggiunta della zona di Pomezia e infine - attraverso un defatigante gioco di accordi e di disaccordi tra gli Enti delle due Province - ritardarono l'entrata in attività dell'importantissimo organismo fino al 1967. Né la tormentata storia del Consorzio Industriale è ancora conclusa, in quanto il Piano Regolatore Generale dell'Ente (che pure si è mantenuto, per quanto ormai possibile, in linea con lo spirito iniziale cui ho fatto cenno) non è ancora oggi operante, mancando la sua definitiva approvazione e promulgazione. Se mi sono dilungato su questo brano di « storia patria», l'ho fatto perché ritengo che anche esso sia esemplare nel mostrare come, molte volte (e casi analoghi si sono riscontrati nel Mezzogiorno), le tensioni e le idee risolutrici, che nonostante tutto riescono a maturare nell'ambiente locale, vengono frustrate da parte di altro tipo di esigenze, incomprensibili per chi opera « alla base ». Di qui l'insorgere di complessi di sfiducia capaci di minare un intero processo evolutivo. In Provincia di Latina, la mancanza di qualunque strumento urbanistico anche per quanto riguarda i Piani Regolatori Comunali (solo negli ultimi anni i maggiori Comuni se ne stanno dotando) ha fatto sì che il processo d'industrializzazione proseguisse con le caratteristiche e le carenze prima denunciate, accentuando nel tempo inconvenienti e squilibri. Ciò ha dato ulteriori argomenti alle critiche verso lo sviluppo « ec4 cessivo » di Latina (mentre, peraltro, la Provincia è ancora oggi molto al di sotto della media nazionale per quanto riguarda il reddito e l'occupazione) ed ha contribuito a creare un diffuso orientamento circa la necessità di « frenare » in qualche modo tale processo. Questo orientamento ha avuto modo di rilevarsi in più occasioni; dall'atteggiamento degli organi preposti alla politica degli incentivi, al silenzio assoluto dei Programmi quinquennali e del Progetto « 80 », fino al ruolo assolutamente secondario di grossa area per il tempo libero sostanzialmente assegnato alla Provincia dal progetto ài assetto territoriale elaborato dal CRPE laziale. Contemporaneamente, lo stesso concetto di « Area di Sviluppo Globale Medio Tirrenica.» - che doveva rappresentare l'elemento di integrazione territoriale e socio-economico tra regioni centrali e meridionali - veniva progressivamente accantonato. Questa serie di condizionamenti interni ed esterni ha fatto sentire 112 BibliotecaGino Bianco
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