Nord e Sud - anno XX - n. 163 - luglio 1973

, La nuova destra nel Mezzogiorno zioni provinciali e comunali del Mezzogiorno, ogni concessione di sottogoverno a monarchici ed affini come contropartita dei voti di parlamentari dell'estrema destra a favore dei governi monocolori della D.C.. Vale forse la pena di ricordare come la ragione di fondo per la quale buona parte dei meridionalisti democratici (si pensi, ad esempio, alla posizione assunta da « Il Mondo ») si disse favorevole alla legge maggioritaria del 1953, stesse appunto nel fatto che, per la situazione che si era determinata nel Mezzogiorno, la legge maggioritaria funzionava pjù contro le destre, isolandole rispetto al P.L.I. ed alla D.C., che contro le sinistre. Tramontate comunque attorno agli anni sessanta, attraverso un'incessante erosione delle posizioni elettorali e politiche della destra, le vecchie élites conservatrici, si apriva nelle città meridionali la possibilità di avere finalmente una leadership efficiente ed intelligente, capace di allargare il respiro politico e culturale dell'azione meridionalista, e se si vuole di segnare un autentico « salto di qualità» - l'espressione è oggi sgradevolmente conformista, ma rende abbastanza l'idea - rispetto alle vecchie classi dirigenti. Una leadership animata da salde convinzioni morali e da rigorosi sentimenti civili, espressa e sostenuta dal nuovo quadro di centro-sinistra, decisa ad instaurare nel Mezzogiorno una diversa concezione della vita politica ed amministrativa. La democrazia, intesa come strumento di progresso ma anche di formazione etico-politica e di promozione sociale, avrebbe dovuto penetrare nei grandi enti pubblici, nelle scuole e nelle università .. avrebbe dovuto ispirare la stampa tradizionalmente dominata da giornalisti di destra e da un tetro conformismo governativo. Si deve dire che in questo senso la delusione degli anni settanta è stata davvero enorme. Non solo non vi è stato alcun « salto di qualità », ma vi è stato altresì un certo spirito di continuità fra le nuove classi dirigenti ed il vecchio schieramento dei fossili. Al di là di ogni spregiudicata e strumentale dislocazione a sinistra, al di . là di ogni petulante aspirazione ad « un nuovo modo di fare politica », al di là di ogni enfatica enunciazione di riforma e di rinnovamento, si è rivista in azione, come notava Nicola Matteucci nel suo intervento ad una tavola rotonda organizzata dalla « Biblioteca della Libertà », « una classe politica ·meridionale che ha portato nella vita ·politica tutti i tradizionali difetti della vecchia classe politica meridionale, e cioè il clientelismo, la corruzione e la politica dei posti, da quelli ben remunerati in enti pubblici a quelli di 9 BibliotecaGino Bianco

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