Francesco Ruotalo influito moltissimo: nella prospettiva di lasciare al più presto possibile 11 ghetto, ciascuna famiglia ha sopportato di tutto, dalle angherie dei proprietari e alle loro illegalità, alle condizioni anti-igieniche, senza ribellarsi e senza unirsi agli alt1i per ribellarsi. Si può parlare di un vero e proprio « ciclo di lavorazione» del baraccato che, una volta entrato in « Siberia », diveniva di fatto una proprietà lui stesso e la sua famiglia dei proprietari del rione, fino al punto che la sua sopravvivenza dipendeva da tutta una serie di atti, del quale il pagamento del fitto è solo una delle componenti, che lo ponevano in balia dei proprietari, pena l'espulsione dal ghetto. Anzi, ciascuna famiglia, ricattata dal bisogno, cercava di conquistarsi (con le elezioni e con altre iniziative) le « simpatie » del proprietario nella speranza di avere da lui un lavoro o di poter pagare il fitto scaglionato a « settimane » o avere la concessione, nei casi più gravi, di poterlo pagare con qualche giorno di ritardo. Questi favori, presentati come tali dei proprietari, affievolivano la coscienza della situazione comune; hanno frazionato le famiglie, reso impossibile ogni lotta organizzata. Occorre ancora aggiungere del livello d'istruzione nel ghetto della Siberia? Suoneranno al lettore fin troppo « evidenti » e scontate le statistiche riguardo a ciò. L'esclusione sociale, a livello scolastico, significa appunto esclusione scolastica. L'analfabetismo è un circolo vizioso; se la disoccupazione del capo-famiglia analfabeta spinge i figli minorenni al lavoro anche questi restano analfabeti o ai più bassi livelli di alfabetizzazione. Al « Siberia » gli analfabeti sono il 19%, ma il 33% sa solo leggere, scrivere la firma o poco più. Il 44% è arrivato alla quinta elementare e il 4% alla licenza media. Che analfabeti sono non solo gli adulti, lo dimostra il fatto che i minori di anni 13 del rione costituiscono il 46%> degli abitanti. La presenza dei partiti e delle organizzazioni politiche al rione « Siberia ». - Riguardo a questo aspetto della vita del quartiere, già abbiamo fatto cenno all'inizio. Oltre a una cellula del PCI, che fu soppressa vari anni fa, nessun altro partito era politicamente organizzato nel quartiere tranne che nelle occasioni elettorali (PDIUM, MSI, DC) prevalentemente con « pacchi-dono » o per la diffusione militante del giornale (PCI) la domenica. Un tentativo negli anni '50 di collaborazione fra PCI e DC per risolvere i problemi del quartiere, naufragò; altri tentativi, sempre del PCI, di promuovere un'iniziativa politica nel quartiere sono stati vani per una complessità di cause: 1) permanenza troppo breve delle famiglie nel quartiere; 2) emigrazione dei (< quadri » più preparati; 3) nessuna esperienza di lotta sindacale in fabbrica da parte della stragrande maggioranza degli abitanti; 4) clima fa,scista instaurato dai pro-- 102 BibliotecaGino Bianco
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