Luigi Compagna centri urbani dove la inerzia e ad un tempo gli. abusi delle classi dirigenti (altro che riformismo!) si sono aggiunti alla gravità dei problemi sociali, economici e civili creati dall'aumento della popolazione, provocato dall'immigrazione dai comuni poveri della provincia. A Catania, a Reggio Calabria, a Bari e a Pescara i partiti democratici hanno retto all'urto della nuova destra assai peggio che non nelle zone interne del Mezzogiorno, nelle campagne o nei piccoli centri delle « provincie addormentate », segnate e provate dal fenomeno contrario dell'emigrazione. E questo significa che proprio nella realtà dalla quale dovrebbe emergere un Mezzogiorno moderno, la realtà appunto urbana, e proprio nelle inadempienze della nuova classe dirigente, condizione fondamentale di uno sviluppo economico e civile del Mezzogiorno che il centro-sinistra avrebbe pur dovuto contribuire a realizzare, la nuova destra - nera e non più azzurra come ai tempi di Lauro o variopinta come ai tempi di Giannini - ha affondato le sue radici. Si articolava su questi due punti d'attacco, strettamente legati l'uno all'altro, il filo conduttore del meridionalismo democratico che, al discorso sui contenuti meridionalistici di un'incisiva politica di programmazione, ha sempre élbbinato il discorso sul rinnovamento dei quadri della politica per il Mezzogiorno e nel Mezzogiorno. Non era l'accettazione integrale dello schema di Dorso, ma, anzi, il suo approfondimento e aggiornamento crf tico nei confronti di quello « schieramento di fossili », che andava prendendo consistenza nelle regioni meridionali fin dall'inizio degli anni cinquanta, che reclamava la necessità e l'urgenza di una definitiva « epurazione dei fossili ». Lo schieramento delle destre nere ed azzurre che nel Mezzogiorno si erano riorganizza te e cominciavano a raccogliere suffragi cospicui, premendo sulla stessa Democrazia Cristiana per dividere con essa il sottogoverno, era l'espressione di tutta una serie di penose manifestazioni di infantilismo politico e di malformazione civile. Il problema era allora quello di denunciare il pericolo che la politica meridionalista, correttamente impostata nei suoi strumenti d'intervento dai governi democratici, fosse poi snaturata nel momento dell'attuazione, a causa dei rapporti di forza che nelle regioni meridionali si venivano configurando in seguito ai successi elettorali dei fascisti e dei monarchici. Si trattava di denunciare ogni cedimento della D.C. nel Mezzogiorno, ogni apertura a destra, più o meno giustificata da uno « stato di necessità » nelle amministra8 BibliotecaGino Bianco
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