Prospettive della programmazione in Italia operante la funzione di controllo da parte degli utenti dei servizi dell'amministrazione, e cioè dei cittadini; e quindi finalizzare l'operato della burocrazia più al risultato che al formalismo. .. Ma una simile riforma non può essere isolata, ma legata alla riforma del sistema politico, che nella sua struttura attuale trova ampio supporto proprio in una burocrazia fatta a sua immagine e somiglianza. Del resto la riforma nel senso di una maggiore responsabilizzazione degli apparati amministrativi, senza l'instaurazione di un sistema politico che favorisca la stabilità e la responsabilità, potrebbe risultare addirittura pericolosa, per l'impulso che darebbe a certe tendenze tecnocratiche. Pensiamo, ad esempio, a quali potrebbero essere i rapporti fra un organo centrale della programn1azione ed un governo instabile, precario e poco responsabilizzato. Ma oltre alla riforma dell'amministrazione sono necessarie anche leggi adatte a fare la programrnazione. Che senso ha, per esempio, progettare incentivi economici o opere pubbliche, se poi per portare la luce o l'acqua in un nuovo quartiere o in una zona industriale è necessario chiedere innumerevoli permessi a innumerevoli enti diversi, il che può ritardare per anni l'inizio dei lavori? O, per fare un altro esempio, come si può pensare di portare avanti una politica di ristrutturazione dell'agricoltura quale quella suggerita dal Memorandum Mansholt, se le direttive assumono la forma di un coperchio n1esso a coprire una legislazione di indirizzo opposto che rimane tuttavia in vigore. Sono problemi questi che, per quanto smisurati, non possono non essere affrontati. E se essi non vengono risolti la credibilità di una politica di programmazione, anche con la maggiore buona volontà, rimane minima. E ricordiamo che la credibilità è un elemento fondamentale della programmazione. Perdonatemi se mi soffermo su quest'ultimo punto. Ma quando più o meno sbrigativamente si liquida.no con l'etichetta di reazionarie certe posizioni di resistenza alla programmazione, mi domando se non bisognerebbe esser più attenti a studiare le caGse di certi atteggiamenti. In chi, nell'attività di ogni giorno, viene a contatto con l'apparato· amministrativo e la legislazione italiana,· penso che man mano non possa che rafforzarsi la convinzione che se lo Stato fEnzionasse ed applicasse le leggi ogni attività economica risulterebbe bloccata. Le resistenze opposte a certi tentativi ~i modernizzazione dello Stato, come per esempio la riforma regionale o la program,mazione, sono perciò almeno in parte da spiegare col timore che, essendo poco credibile al97 BìbUotecaGino Bianco
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