Nord e Sud - anno XX - n. 162 - giugno 1973

, Argomenti degli europeisti - invocavano la creazione di una concorrenza almeno nei settori chiave o più avanzati tecnologicamente, di grandi società effettivamente « transnazionali ». Al contrario la creazione di grandi compagnie di bandiera appesantisce l'utile discorso della concorrenza economica con considerazioni politiche o sociali di interessi, di prestigio ecc., di colore nazionalistico o corporativo 4 • La realtà è che anche da un semplice punto di vista economico non sempre questi grandi matrimoni appaiono fecondi di risultati 5 • Un giovane commoner inglese Christopher Tugendhat 6 ha scritto con una certa malinconia che « .. .l'Europa ha l'infelice abitudine di adottare le mode americane proprio quando esse cominciano ad essere poste in discussione negli Stati Uniti ». Quindi l'escalation verso il grande colosso che vediamo sotto i nostri occhi 7 può essere talora un risultato patologico o per lo meno dovuto ad una estrema evoluzione o maturazione della situazione preesistente verso altre forme a venire che non conosciamo ancora a sufficienza. Illustn~ndo il più ampio fenomeno delle cosiddette multinazionali Christopher Tugendhat ha descritto due aspetti, uno europeo e l'altro americano, di questa possibile « malattia per grandezza ». In America è stato dimostrato che la correlazione livello del pro'" fitto-dimensione dell'azienda non è sempre positiva 8 • Si sarebbe indotti a concludere che la spinta verso le grandi dimensioni è spesso di natura extraeconomica: il potere sul mercato, la sicurezza, l'influenza sul potere pubblico e sull'ambiente sociale possono rappresentare gratificazioni maggiori - anche se pagate a caro prezzo - di un elevato livello dei profitti. Ciò vale soprattutto per le maggiori società, evidentemente. 4 CHRISTOPHERLAYTON, European Advanced Technology, George Allen & Unwin, Londra 1969. s Considerazioni notevolmente pessimistiche sono state pubblicate da più fonti sui risultati il più spesso deludenti delle fusioni industriali: fra il 75% (USA) e 1'89% (Gran Bretagna) di insuccessi. Causa di questa situazione sarebbe fra l'altro una fondamentale divergenza di obbiettivi da parte degli alti managers. 6 CHRISTOPHERTuGENDHAT, Le multinazionali, Mondadori, Milano 1972. 7 La tendenza verso la concentrazione industriale continua nonostante tutto - sia essa fisiologica o patologica. Ciò risulta anche da una recentissima documentazione di origine CEE. In Italia - a parte il clamoroso caso Montedison in cui è risultato lungo e tuttora non felicemente risolto il passaggio dalla concentrazione finanziaria all'effettiva concentrazione e ristrutturazione industriale - è notorio che alcuni enti finanziari cercano ora di ristrutturare con concentrazioni presumibilmente non solo finanziarie alcuni settori in crisi della riostra economia. s FREo R. WITTNEBERT, Bigness versus pro/ìtability, « Harvard Business Review », Gennaio 1970. 85 BibliotecaGino Bianco

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