Nord e Sud - anno XX - n. 162 - giugno 1973

Autori vari La crisi registrata dalle industrie tradizionali e la concentrazione dell'incremento dì occupazione nelle industrie più moderne, hanno contribuito ad avvicinare la struttura industriale del Mezzogjon10 a quella tipica delle regioni, più sviluppate del Paese. Si considerino, infatti, le cifre relative alla distribuzione percentuale degli occupati nelle industrie meridionali (cfr. tab. 2) e le analoghe cifre per le regioni del Centro-Nord (cfr. tab. 3). Nel 1961 le industrie alimentari, del vestiario e del legno e mobilio assommavano nel Mezzogiorno all'incirca il 55 % dell'occupazione nelle industrie manifatturiere; nel 1971 la loro percentuale cumulata era discesa al di sotto del 40%. Al tempo stesso, le industrie metallurgiche, le meccaniche e dei mezzi di trasporto e quelle chimiche, aumentavano la loro partecipazione all'impiego di manodopera nelle industrie manifatturiere del Mezzogiorno dal 25% all'incirca (anno 1961) al 34% (anno 1971). Nel centro-Nord la percentuale cumulata dell'impiego in questi settori industriali passava nel decennio scorso dal 42 al 47% all'incirca di tutta l'occupazione manifatturiera. Nel caso delle industrie tradizionali del Mezzogiorno, gli anni '60 sono stati anni, come si è detto, di regresso in assoluto. Si è trattato, cioè, di un fenomeno che non ha molto a che fare con la ristrutturazione degli impianti, cioè con l'adeguamento delle dimensioni aziendali ai nuovi livelli richiesti dalla concorrenza sul mercato. Dalla tabella 2 si ricava, infatti, che le industrie alimentari, quelle del vestiario e quelle del mobilio hanno registrato tanto una diminuzione degli addetti quanto un regresso nel numero degli impianti industriali (le cosiddette unità locali), sicché la dimensione media degli impianti (cioè il numero degli addetti per unità locale) è rimasto sostanzialmente immutata. Se teniamo conto del fatto che nelle regioni più industrializzate questi settori hanno registrato progressi tanto in termini di occupazione quanto per un lieve aumento delle dimensioni aziendali, possiamo dedurre che la crisi dei settori tradizionali nel Mezzogiorno è dovuta alla concorrenza che le produzioni realizzate nel Centro-Nord hanno esercì~ tato sul mercato di consumo meridionale, determinando la crisi di quelle industrie nel Mezzogiorno. Le industrie più dinamiche, invece, - e cioè meccaniche, metallurgiche e chimiche - hanno aumentato, nell'Italia meridionale, l'occupazione. più velocemente del numero degli impianti, sicché la dimensione media (numero degli addetti per unità locale) si è elevata. Confrontando la dimensione media di queste industrie nel Mezzogiorno e nel Centro-Nord all'anno 1971, può es,sere di un certo ipteresse osservare che nelle industrie meccaniche esiste ancora uno squilibrio tra addetti per unità locale nel Sud (3 ,4) e nel resto del Paese 74 BibliotecaGino Bianco

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