Felice Ippolito e Antonino I etto Ta1i formazioni, affioranti in prevalenza sul versante jonico, constano in genere di materiali sciolti o poco cementati argillo-sabbiosi con intercalati cospicui olistostromi di argille scagliose varicolori, salvo alcune fasce, di subordinata estensione e spessore, di rocce più solide costituite da arenarie e arenarie conglomeratiche. Questi ultimi terreni, a prescindere da particolari eventi, presentano, per caratteri geotecnici intrinseci, scarse condizioni di equilibrio e sono quelli che maggiormente vanno incontro a fenomeni di cedimento (creep) e a frane n senso stretto, per lo più per spessori contenuti e raramente eccedenti i 0-15 mt. Se ora in tale contesto geologico e geotecnico, si inserisce la componente morfologica caratterizzata da una orografia molto accidentata, legata ai recenti sollevamen,ti della regione e quindi allo stadio giovanile del modellamento dei versanti, è semplice la ricerca dei motivi che rendono i fenomeni franosi l'elemento caratterizzante il paesaggio calabrese, subito a ridosso delle poche ed esiigue pianure costiere. Risulta altresì evidente corrie gli eventi alluvionali anche di intensità non eccezionale, possono determinare la traumatizzaz:ione e il dissesto di quelle coltri superficiali frantumate e degradate coinvolgendo, a luoghi, interi versanti. Tale, in effetti, è stata la reazione prevalente del terreno calabrese alle precedenti alluvioni: frane numerose ed estese su tutte le aree colpite, ma per lo più interessanti i terreni relativamente superficiali d'alterazione. Le recenti alluvioni dal Natale '72 al marzo '73 si sono notevolmente discostate da tale negativa consuetudine sia per frequenza che per tipologia dei dissesti. Per quanto concerne la maggiore frequenza dei fenomeni franosi, questa è conseguenziale principalmente alla maggiore estensione a·reale dell'evento meteorico che ha uniformemente interessato le intere province, mentre la norma delle alluvioni calabresi ha per lo più estensione a livello di bacini o comunque di aree relativamente ristrette. Per quanto concerne invece la particolare tipologia di alcuni dissesti, questa è legata alla forte intensità e durata delle piogge, per cui la quantità notevole d'acqua assorbita dai terreni ha direttamente agito sulla struttura relativamente profonda delle rocce trasformando superfici interne di taglio dovute a faglie, normalmente inattive in relazione ai dissesti, in superfici di scivolamento per frane con volun1i considerevoli. Di norma una precipitazione atmosferica, sia pure intensa, su rocce per lo più impermeabili come quelle calabresi, ha la possibilità, in 3-4 giorni di sviluppo, di saturare gli spessori più superficiali di terreno sollecitando appunto allo scoscendimento i manti .di degradazione. Nelle alluvioni del Natale '72, invece, le acque assorbite dal terreno in ben 12 giorni di intensa pioggia, hanno avuto tempo e modo di saturare zone interne normalmente sede cli circolazione scarsa e lungo ristrette e ben localizzate vie d'acqua. A tale fattore e a una predisposizione strutturale profonda delle rocce, sono da riconduvre le enornu frane del torrente Buonamico (circa 10 milioni di mc.), di Fabbrizia (13-15 milioni di mc.), di Groppedà di Careri (oltre 10 milioni 50 BibliotecaGino Bianco
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