Nord e Sud - anno XX - n. 162 - giugno 1973

I Dall'ideologia all' « idologia » care nella cultura italiana - perché è in essa che Ronchey, nono 4 stante la sua visione « europea »; trova pur sempre le sue ultime radici - una fonte da cui la sua tesi potrebbe derivare (e diciamo « potrebbe » perché questo nome non ci sembra risulti fra i molti da lui citati), la individueremmo in Vilfredo P~reto, nella distinzione da questi apportata fra « scienza » e « ideologia », cioè fra l'aspetto « oggettivo », valutabile perciò scientificamente, e quello « soggettivo », cioè la capacità di persuasione in essa contenuta, di una teoria sociale: Avremmo così una scienza sociale, alla quale si contrapporrebbe una ideologia sociale che non avrebbero praticamente nulla in comune, fondandosi la prima sulla costatazione empirica e sulle analisi dei dati, mentre la seconda avrebbe i suoi punti di forza nel sentimento e nelle aspirazioni istintive di giustizia, di eguaglianza, di libertà, presenti in tutti gìi uomini. Ritorna qui, sia pure in termini sostanzialmente mutati, anche se formalmente identici, quella distinzione fra empirico e trascendentale che sopra avevamo delineata: soltanto che adesso· al momento trascendentale viene assegnata una funzione retorica, quella di « persuadere ». Le difficoltà che questa soluzione presenta (.e diremo più avanti perché essa ci sembra vicina a quella proposta da Ronchey) non sono poche: Noberto Bobbio, nel suo studio - risalente ormai al 1957 - sulla critica delle ideologie sviluppata da Pareto, ha scritto che per tramite di questa ci è consentito « distinguere lo studioso dei fatti sociali dal propagandista o dall'apostolo »; il che è certamente vero sul piano pratico immediato. Ma sul piano di una critica filosofica delle ideologie il discorso è più complesso: perché in tal modo si rischia di rigettare illuministicamente nel campo delle fabulazioni mitologiche tutto ciò ehe non è verificabile sperimentalmente. Che cosa significa, infatti, « persuadere »? Nel notissimo Traité de l' argumentation di Perelmann e di OlbrechtsTytecha, il termine « persuasivo » viene opposto a « convincente », nel senso che il primo può vàlere soltanto per alcuni, mentre il secondo può ottenere l'adesione universale; e così nella prima Critica kantiana, la « persuasione » viene definita « una semplice apparenza, perché il fondamento del giudizio che è unicamente nel soggetto, viene considerato come oggettivo », per cui ogni argomento fondato su di essa « ha una validità soltanto privqta ». La distinzione proposta da Pareto, quindi, si risolve in una differenziazione fra la sociologia e i> ideologia, oggettiva l'una, soggettiva l'altra, scientifica l'una, emotiva l'altra: ma così facendo, - a parte 11 BibliotecaGino Bianco

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