Giuseppe Gianipaglia P.C.I. ed il P.S.I. ottenevano più della metà dei voti disponibili - solo il 14.4% degli intervistati espresse un giudizio negativo sul sistema politico vigente, mentre l'opinione sul lavoro della legislatura uscente - quando espressa - fu prevalentemente moderata. L'immagine dell'elettore -- così come emerge dall'analisi di questi primi risultati della ricerca - è quella • di una figura piuttosto bizzarra, ma non tanto inconsueta agli occhi dell'osservatore politico: egli, nena maggio'i· parte dei casi, dà il voto con molta sicurezza, ma non dispon<t! di sufficienti elementi di giudizio, nemmeno in ordine ai problemi più importanti del Paese; sceglie molto tempo prima dell'elezione il partito, ma non ne condivide la linea strategica; predilige i partiti di sinistra -- nel caso specifico -, ma, in sostanza, è soddisfatto del sistema politico vigente. Come possono spiegarsi queste apparenti contraddizioni? Lo Spreafico ricorre a vari fattori, quali la particolare natura del campione -- costituito, in buona parte, dal ceto inferiore agricolo e da molti analfabeti -; l'assenza di elementi capaci di stimolare il dinamismo culturale e di evitare, consieguentem~nte, la cristallizzazione dei modelli di comportamento politico; la prevalenza, in sede elettorale, di considerazioni personali su quelle di carattere più generale. La conclusione cui giunge l'Autore - e che ci sembra sia sufficientemente suffDagata dai dati presentati - è che, onde evitare comportamenti politici anomali con conseguente grave pregiudizio per le istituzioni democratiche, occorrerebbe « ricondurre il dibattito dalle astratte alternative ideologiche al piano delle scelte concrete, ed adoprarsi per avvicinare i problemi fondamentali alla comprensione dei più». Scopo dichiarato della seconda ricerca è « quello di presentare un'analisi ragionata dei programmi con cui i maggiori partiti italiani hanno affrontato una ele2iione politica», con specifico riferimento a quella del 1958. L'esame dei programmi ha dimostrato che tutti i partiti avevano preso coscienza dei maggiori problemi che in quegli anni travagliavano il Paese; tuttavia, le soluzioni, che le forze politiche in campo prospettavano, erano quanto mai diverse, se non proprio divergenti. La mancata istituzione delle regioni, per esempio, faceva elevare· vive proteste da parte del P.R.I., del P.S.I. e del P.C.I., mentre il M.S.I. ed il P.L.I. - contrari al decentramento regionale - chiedevano, addirittura, una revisione delle relative norme costituzionali. Sullo stesso tema, poi, ,la D.C. auspicava - s1 ia pure in termini alquanto ambigui - la « graduale attuazione dell'ordinamento regionale nel pieno rispetto dell'unitaria integrità dello Stato». La politica economica, a sua volta, rappresentava un altro grande ter_reno di scontro tra i vari partiti nonché un « test » molto significativo per comprendere il modo in cui questi intendevano risolvere i problemi economici. La D.C. ed il P.L.I., infatti, propugnavano un contenimento dell'intervento dello Stato, laddove i socialisti ed i comunisti chiedevano esattamente il contrario; d'altra parte, tutti denunciavano le spiacevoli conseguenze connesse alla crescente concentrazione monopol~stica: ma, mentre i liberali si preoccupavano dell'estendersi dei monopoli pubblici, la sinistra, al con118 Bib~iotecaGino Bianco
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