Prospettive della progran1mazione in Italia La preoccupazione, in questo caso, viene principalmente dal tempo, e dal timore di far tardi prima che la terra scoppi sotto di .noi. Tuttavia non vedo un'alternativa, anche rivoluzionaria, al processo che ho delineato. Per cui non resta che adoperarsi affinché l'urgenza di una gestione controllata dei mercati internazionali sia riconosciuta pienamente, e la crescita di interlocutori economicamente meno squilibrati scoraggi il ricorso alla forza e ad altri mezzi 'di pressione nella regolazione dei rapporti commerciali. Una prospettiva per la program1nazione in Italia. È ormai venuto il momento di dire qualcosa sulle prospettive di attuazione della programmazione in Italia, come promesso nel /titolo di questa relazione. Dopo il discorso fatto fin qui è evidente che le prospettive della nostra programmazione sono condizionate dalla possibilità o volontà di affrontare e sciogliere i nodi, e di avere ben presente le scelte che ho elencato fin ora. Sarebbe però difficile, e non n1i sentirei comunque di fare delle previsioni rispetto a questo problema. Quello che credo di poter fare, e che credo utile di fare, è, invece, di delineare le prospettive dell'economia italiana nell'ipotesi che ai punti sopra elencati non si riesca a dare una soluzione conveniente. In questa evenienza penso che si possano già ora delineare come segue i tratti più caratteristici di quello che accadrà al nostro sviluppo: 1) L'incapacità del sistema italiano a recepire le istanze di lungo periodo che dovrebbero essere alla base di una politica di programmazione, si tradurrà in una mancanza di iniziativa sia nell'affrontare i problemi interni, sia nella presenza del nostro Paese a liveìlo comunitario ed internazionale. Se fossero assenti i vincoli che oggi ci legano alla CEE, questo si tradurrebbe in una continuazione di quello sviluppo spontaneo e disordinato che può certo creare miracoli economici, ma contemporaneamente determina le condizioni di debolezza degli stessi. Questa soluzione alla lunga presenterebbe pericoli gravi e non prevedibili. Essa si tradurrebbe forse in una programmazione attuata nei fatti' che imprenditori industriali e sindacati dei lavoratori; una programmazione fatta scavalcando il Parlamento ed il Governo, e che in certi casi potrebb~ in concreto avvenire in sedi anche lontane dal nostro Paese. Magari nella camera del C<?nsiglio di qualche società mul tinazionale, in Svizzera, a New. York, e perché no, a Tokio. Poiché invece, i vincoli con la Comunità Europea esistono, non s1 111 BibliotecaGino Bianco
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