Nord e Sud - anno XX - n. 162 - giugno 1973

Giovanni Coda Nunziante relazione Lombardini a Perugia), mi pare non possono che essere strumentalizzate da alcuni gruppi di pressione o per gli interessi costituiti del settore industriale, ma riducono in effetti le possibilità di programmazione. Le riducono proprio perché, per esempio, il problema dei prezzi agricoli e delle protezioni all'agricoltura non è visto in un quadro programmatico in base al quale, probabilmente, si giustificherebbero certi cambiamenti di indirizzo; ma l'abbattimento delle barriere trova piuttosto giustificazione in una vaga scelta di liberismo internazionale che appare un poco ingenua. Specialmente in un epoca in cui, per l'espansione degli scambi con i paesi ad economia di Stato, si diffonde sempre più la pratica del baratto fra paesi, e questo comportamento non suscita scandalo. Se perciò si pensa, come sono convinto, che la necessità di espandere la programmazione, anche in campo internazionale, sia prioritaria, è realistico concludere che la via obbligata per raggiungere questo obiettivo passa, in primo luogo, per l'estensione della programmazione all'interno di sempre più ampie aree economiche. Parlo della CEE, ma anche del Nord America, del Mercato Comune latino-americano, del gruppo comunista europeo e di quello asiatico, ecc. Solo questa può essere la base per una successiva programmazione internazionale. Ma come fase intermedia è realistico prevedere che queste zone economiche più ampie siano in una certa mis~ra contrapposte ed economicamente protette per rendere possibile l'integrazione interna. Al momento attuale bisogna, perciò, che nei rapporti internazionali la CEE, e l'Italia al suo interno, si adoperino per far sì che i legami fra i paesi all'interno delle aree che ho ricordato si rafforzino al massimo, in modo da creare vere e proprie unità economiche. Con un accordo fra queste aree economiche potrebbe infatti anche essere più facilmente affrontato il problema dei rapporti con i paesi sottosviluppati, che come ho detto, non si risolve con un mercato internazionale libero. I paesi del terzo mondo, infatti, oltre a non essere in condizione di esportare prodotti industriali, si trovano nella necessità di importare sempre più anche prodotti alimentari. Per cui la soluzione va trovata in una solidarietà internazionale ed in una politica di aiuti. Politica che potrebbe essere organizzata fra più ampi blocchi economici più efficacemente di quanto non sia oggi, con una miriade di paesi che con fini egoistici cercano di allacciare rapporti commerciali (magari per vendere armi) con i paesi sottosviluppati. I risultati, come si sa, sono scarsi per lo sviluppo di questi paesi, mentre portano a gravi distorsioni dei mercati internazionali. 110 BibliotecaGino Bianco

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