, Prospettive della progranimazione in Italia si siano ridotte nel giro di un anno, anche a causa delle vicende internazionali, al punto che si è dovuto mettere un freno alle esportazioni di polvere di latte, che rischiavano di rendere il prodotto introvabile nella Comunità. E cosa dire della dipendenza dei consumi italiani dalle importazioni di carne bovina, che, per quanti espedienti si sono tentati, ha determinato un notevole aumento dei prezzi interni via via che si faceva sentire la più che prevista scarsezza dell'offerta internazionale? Da queste premesse mi sembra derivare che una programmazione che tras·cura di mantenere una struttura bilanciata dell'economia, e accetta invece l'accentuazione oltre certi limiti della dipendenza dai mercati internazionali in alcuni settori, è un controsenso e porta in sé un germe di autodistruzione. Sia ben chiaro, tuttavia_. che una struttura bilanciata dell'economia non può raggiungersi attraverso forme autarchiche di protezione, bensì con la costruzione di aree integrate di più ampie dimensioni 2 • Penso sia questo il modo di guardare alla costruzione della CEE, un obiettivo di per sé tanto importante da richiedere una posizione prioritaria, ed il sacrificio di certi rapporti con l'estero nella misura in cui essi possono compromettere questa costruzione. La giustificazione di certe protezioni va vista, perciò, non a fini autarchici (che di solito vengono giustificati da ragioni congiunturali), ma finalizzati alla costruzione di un sistema economico integrato, quello europeo, e quindi con evidente carattere strutturale. È degli ultimi ten1pi l'affermazione del Governatore Carli che le vicende monetarie hanno fatto fare dei passi indietro all'unione economica della Comunità. E non è detto che questo non sia un obiettivo nascosto della politica americana. Ma ad una simile situazione si può reagire solo confermando una scelta prioritarfa in favore del rafforzamento della CEE. È per queste ragioni che certe prese di posizione in favore di un abbattimento generalizzato delle barriere doganali, ed in particolare delle barriere che proteggono il settore agricolo, al fine di facilitare gli scambi industriali con gli Stati .Uniti (vedi Memorandum Spinelli, o 2 Anche se i recenti avvenimenti potrebbero indurre a dubitarne, un punto di forza dell'economia USA è da ritrovare nel fatto che l'ampiezza dell'economia interna fa sì che gli scambi con l'estero, per quanto considerevoli, rappresentano una parté trascurabile del reddito nazionale. Le importazioni e le esportazioni costittùscono infatti il 4-5% del reddito stesso, mentre le importazioni e le esportazioni dei sei paesi della CEE rappresentano in media circa il 20% dei rispettivi redditi nazionali (in Italia il 16-17%). Considerando la CEE come un paese unico, e quindi trascurando gli scambi interni, questa proporzione è ancora dell'ordine del 10%, e cioè doppia di quella americana. La Comunità è quindi una zona che può esser considerata, al momento attuale, più aperta all'estero degli Stati Uniti; e del resto il volume degli scambi della Comunità con i paesi terzi è superiore a quello degli USA con il resto del Mondo. 109 BibliotecaGino Bianco
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