Giovanni Coda Nunziante possibilità del sottogoverno, che troppo spesso sono viste come il tributo che l'industria di Stato deve pagare al potere politico per continuare a fare a modo suo. Se uno dei problemi centrali della società occidentale è quello dei rapporti fra potere economico e potere politico, si può ben dire che questo rapporto sia ancor più complesso e pericoloso in Italia, poiché esso interessa non solo il potere econom.ico privato, ma, in forme anche più evidenti, il potere economico pubblico, con le sue accentuate possibilità di pressione sul potere politico. Di fronte a questi problemi forse la stessa scoperta dei fondi segreti della Montedison ai tempi in cui era privata, potrebbe passare in secondo piano. Se la scelta in favore di una espansione dei poteri pubblici era giustificata da obiettivi di programmazione, dopo più di un ventennio dobbiamo dire che le imprese a partecipazione statale hanno contribuito agli sviluppi del nostro sistema economico che ho appena ricordato (ampliamento delle situazioni parassitarie, aumento dei consumi privati, ritardi dei settori interni) nello stesso modo, se non più, del settore privato. Inoltre allo scarso approfondimento di una scelta così fondamentale quale è quella delle partecipazioni pubbliche, ha fatto da parallelo il poco approfondimento di altre possibili soluzioni. Per esempio di quella, che è poi seguita da altri paesi occidentali, di lasciare una relativa libertà al livello della produzione, e di concentrare ogni sforzo nell'indirizzo e nella programmazione dei consumi. La struttura dell'economia italiana è stata così di fatto rivoluzionata, allontanandosi da quella degli altri paesi della CEE con le possibili conseguenze di cui parleremo tra poco. Né si è sentito il bisogno di discutere sui pro ed i contro àella scelta fra controllo della produzione e con troll o dei consumi. Queste vie, del resto, non si escludono a vicenda, specialmente se si considera che una programmazione dei consumi può costituire strumento fra i più efficaci per indirizzare la produzione. Non credo, infatti, che l'industria italiana, pubblica o privata, avrebbe difficoltà a costruire meno automobili e più mezzi pesanti per i lavori si sistemazione e consolidamento per la depurazione dei rifiuti e la riduzione dell'inquinamento. Sempre che la domanda possa essere indirizzata verso questi obiettivi. Si tratta solo di individuare gli strumenti adatti per indirizzare una più larga parte del reddito nazionale verso i consumi che di solito vengono definiti pubblici (istruzione, ambiente, salute, amenities, ecc.), a scapito di altri consumi privati. Ma anche qui non si parte certo da 104 BibliotecaGino Bianco
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