Nord e Sud - anno XX - n. 162 - giugno 1973

ì Prospettive della progra,nmazione in Italia Si è verificato cioè l'opposto di quello che è comunemente considerato uno dei principali obiettivi della programmazione. Se tutti questi sviluppi non possono essere considerati che spontanei e risultato della poca efficacia dell'azione di indirizzo dello Stato, vi sono però altre scelte che da parte di alcuni vengono considerate come esplicite ed originali del sistema italiano, e che a me pare, invece, siano anche esse frutto dì uno sviluppo quasi spontaneo, anche se si cerca una realizzazione ex post di esse. Fin· dagli anni '50 si pensò, da parte di alcuni, che una delle maniere più efficaci per attuare una politica di programmazione fosse quella di estendere la partecipazione o il controllo pubblico (eredità di tempi passati e di altre situazioni) al livello della produzione e nei più differenti settori. La filosofia dietro questa scelta può esser solo quella di ritenere che quanto più ampio è il controllo pubblico della produzione, tanto più aumenta la possibilità di programmare l'economia. Si tratta del tabù della proprietà, a cui non è insensibile nemmeno il potere pubblico. Questo ragionamento a me pare più un segno di scarsezza di fantasia che un reale approfondimento dei problemi della programmazione. Quello che è certo è che non fu considerato abbastanza come, di fronte alla debolezza del nostro Stato, ed alla possibilità per le imprese a partecipazione statale di trincerarsi dietro il criterio di economicità delle scelte produttive, il controllo pubblico sarebbe stato quanto mai difficile e con probabilità inefficace. Ma quel che è peggio non sì considerò abbastanza come nel nostro Paese scelte di questo genere sembrano avere in se stesse un meccanismo di autopropulsione e di espansione. Con il risultato che nell'ultimo decennio la partecipazione· statale si è estesa fino ad abbracciare la maggior parte di quella che può essere definita la grande industria italiana (meno nel settore finanziario). E ciò quasi alla chetichella, senza esplicite decisioni politiche ed una discussione approfondita ed alla luce del sole, riguardo a quella che può essere certamente considerata una rivoluzione della struttura della nostra economia. La rapidità con la quale il Parlamento ha sempre approvato le leggi negli aumenti dei fondi di dotazione delle imprese pubbliche è, da questo punto di vista: sbalorditiva, se paragonata alla lentezza con la quale procede qualsiasi altro procedimento. L'espansione delle partecipazioni e dei' controllo pubblico nell'economia ha certo ridotto l'indispensabile effetto di stimolo e di selezione che deriva dal critero della economicità della gestione delle imprese. Ma, quel che è peggio, non si può negare che ~ono anche aumentate le 103 BibliotecaGino Bianco

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