Giovanni Coda Nunziante scente di consumatori, in media tre, a carico .di ogni persona che lavora. Ma si ha l'impressione (non potrei infa-tti citare dati) che questo fenomeno, di per se già così grave, sia addirittura sottostimato; in quanto il settore che ho chiamato parassitario si allarga in effetti fino ad abbracciare anche parte di quello che le statistiche dichiarano settore produttivo. Il peso delle posizioni di rendita, della speculazione, sia privata che pubblica, sembra essere non solo diffuso ma 111 aumento, a spese delle attività veramente produttive. Un altro fenomeno di dualismo e di accentuazione di certe differenze si è poi verificato fra i settori della nostra economia trascinati dalle sue esportazioni, e quelli che meno risentono degli influssi esterni. La parte più dinamica dell'economia italiana è stata quella rivolta verso i mercati esterni, che ha sentito in maniera più urgente lo stimolo alla modernizzazione. Vi è da domandarsi se per certe industrie la via delle esportazioni non abbia anche rappresentato un modo di sottrarsi ai ritardi ed alle rigidità di casa nostra. A questi settori dinamici si sono contrapposti quelli che per ragioni oggettive risultano meno soggetti alle influenze esterne, come per esempio i settori che vendono servizi (distribuzione, edilizia, salute, ecc.), e che sono rimasti in gran parte immobili ed impenetrabili. Questo risultato è stato possibile proprio per la mancanza di un intervento pubblico stimolante. L'impotenza politica ha permesso, anzi in molti casi a questi settori di imporre scelte ed interventi protettivi che sono solo valsi a puntellare situazioni di arretratezza. Fra i settori meno dinamici la distribuzione può servire da esempio emblematico. Dopo anni di discussione i commercianti sono riusciti ad imporre (anche con le manifestazioni di piazza) una legge corporativa che certo non favorisce l'evoluzione del settore distributivo. Di un settore cioè che, come ci accorgiamo in questi giorni, è il fulcro della vita economica della nazione. Di fronte al procedere della integrazione comunitaria vi è da domandarsi se il risultato di tutto ciò non sarà quello di far svendere, presto o tardi, le imprese commerciali italiane al capitale straniero, che in altri paesi trova nella distribuzione uno dei settori più dinamici ed interessanti. Altro aspetto importante da ricordare è quello dell'evoluzione dei consumi. Nell'ultimo decennio, malgrado la presenza di governi che certo più che in passato si proponevano di attuare la programmazione, abbiamo visto i consumi privati aumentare più rapidamente del reddito nazionale, e vincere spesso la gara rispetto ai consumi pubblici. Questi ultimi sono fissi a quota 46% da più di un decennio, contro quote ben più alte negli altri paesi occidentali. 102 BibliotecaGino Bianco
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