Nord e Sud - anno XX - n. 162 - giugno 1973

I Prospettive della programmazione in Italia alle esigenze degli anni '70, quando, come abbiamo detto, la politica di programmazione viene assumendo un ruolo fondamentale. Facciamo un esempio. Negli anni '40 l'agricoltura è stata considerata dal costituente di interesse puramente locale, come le fiere ed i. mercati locali! Ma con il passare del tempo essa ha assunto sempre più una dimensione nazionale, o addirittura internazionale, e comunque è venuta sempre ad inserirsi nella vita economica del Paese. Di qui la inadeguatezza di una divisione per settori (agricoltura alle regioni, industria ·al centro, ecc.) nei riguardi di una programmazione che deve avere a tutti i livelli una visione globale ed intersettoriale de problemi dell'economia e della società. Come sarebbe possibile attuare le direttive per la ristrutturazione dell'agricoltura senza, per fare un esempio, una visione intersettoriale dei problemi dell'occupazione! O co1ne è possibile continuare a progettare opere pubbliche per l'agricoltura (schemi irrigui, ecc.) o infrastrutture turistiche, quando di un colpo esse possono essere rese inutili dalla decisione di costruire, per esempio, un centro siderurgico. La divisione per settori riflette la vecchia struttura dello Stato e dell'amministrazione italiana, per di più adattata sul modello dello Stato corporativo. La programmazione, per essere attuata, non può che comportare un'organizzazione diversa delle competenze e delle 1naterie che da essa sono interessate. Il problema vero è perciò quello di vedere quale parte di ogni settore economico (e non solo dell'agricoltura), o meglio quali funzioni indipendentemente da una visione settoriale, abbiano carattere locale e vadano affidate all'autorità ed alla responsabilità locale. E quali funzioni abbiano un carattere globale ed intersettoriale e richiedano, perciò, una visione d'insieme che può essere solo di responsabilità centrale. In altri termini mi pare che bisogna individuare vari livelli che vanno dall'estremo dell'indirizzo-opzione più aggregato, fino all'estremo operativo e di attuazione, che è il livello più disaggregato. Ai due estremi, come a tutti i livelli intermedi, vi saranno decisioni da prendere che oltre a richiedere una partecipazione democratica, dovranno essere collegate fra di loro in una catena di compatibilità. Questa divisione per funzioni o per c?mpetenze si avvicina, a rmo modo di vedere, al concetto delle leggi di procedura, e non certo a quello della divisione per settori, come sembra essere suggerito dalla Costituzione,. e secondo il modello cui si è ·orientata fin ora la riforma regionale. _ Le leggi di procedura dovrebbero, fra l'altro, riaffermare la classica divisione fra trè fasi o funzioni dell'attività pubblica. La fase poli99 BibliotecaGino Bianco

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