Miano: problemi di sviluppo di un cornune del Napoletano Va detto subito che tale aumento non è riconducibile ad un richiamo di consistente creazione di nuovi posti di lavoro nell'industria e nei servizi. Miano, al pari di quartieri di recente urbanizzazione e popolamento (Fuorigrotta, Vomero e Arenella) si presenta come un quartiere residenziale, ma, a differenza del Vomero e dell'Arenella, co1ne un quartiere residenziale proletario. Ed in questo senso non si distingue da Piscinola, Secondigliano, Soccavo o S. Pietro a Patierno, quartieri per i quali è più opportuno parlare di quartieri « dormitorio » formati da un proletariato di formazione recente anche se di antica origine cittadina, inserito nel· vecchio contesto agricolo del casale napoletano. Ed jnfatti l'aspetto più significativo è costituito dalle migrazioni pendolari verso i luoghi di lavoro, prevalentemente verso il centro della città (il piccolo impiego negli enti pubblici ed in attività di servizio saltuarie e precarie) e, solo di rado all'esterno della città stessa, verso la fabbrica e più di frequente verso il cantiere edile. Nelle ore lavorative i quartieri, co1ne quelli prima ricordati, sono abitati unicamente da anzianj, ragazzi e bambini non scolarizzati, coltivatori ed ex contadini disoccupati, co1nmercianti al minuto di merci povere, il più delle volte di dubbie origini e di incerta destinazione. « Lo spazio sociale della famiglia proletaria è delimitato dalla casa, dal lavoro, dalla scuola dei gradi inferiori presenti nel quartiere. Il Municipio sezionale, il posto di Polizia, la Sezione del partito, la parrocchia, la Sezione Sindacale, qualche cinematografo, la sede di associazioni volontarie di massa, ... rompono la monotonia di insediamenti fatti, nella migliore delle ipotesi, di sole case. Nella peggiore, le case coesistono con impianti industriali ..., non più campagna e ancora giardino pubblico » 1 . 2. Emerge da un simile quad_ro, in modo abbastanza chiaro, la precarietà della condizione occupazionale a Miano. Nel 1961, ad esempio, il tasso di popolazione attiva (cioè il complesso delle persone occupate più quelle in cerca di occupazione) supera a mala pena il 24% dei resi• denti (5.385 attivi contro ben 17.493 non attivi), tasso inferiore di ben 5-6 punti a quello medio della città che era, a sua volta, distante di 5-6 punti da quello medio regionale e di ben 10 punti di quello medio dell'intero paese. Questo significa, non solo, che su ogni persona occu-. pata o in cerca di occupazione gravava il peso di altre tre persone, ma, per di più, che un gran numero di persone stimabile intorno al 5-6% del totale della popolazione residente (qua,si 2.000 persone) in età di 1 Antonio Vitiello, « Il genere di vita nella città di Napoli e nei suoi quartieri » in AA.VV., La negazione urbana, Il Mulino 1971. 89
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