La rivincita di Croce pubblicato nulla che riguardasse Croce (mentre tanti « piccoli » editori hanno presentato diversi, e non banali, lavori sul filosofo napoletano, a riprova del fatto che, sia pure fuori del grande giro della cultura « ufficiale », la linfa del pensiero crociano continua a circolare all'interno del nostro paese). Se quindi negli anni immediatamente posteriori alla Liberazione il terrorismo culturale, nei confronti di Croce e dei suoi, si manifestava attraverso grandi polemiche orchestrate anche a livello politico, attraverso intimidatorie stroncature, atraverso dibattiti addomesticati, adesso invece ha assunto la forma insidiosa del- !' emarginazione, del silenzio program1nato: tanto per fare un esempio abbastanza recente, Tommaso Giglio, il direttore de « L'Europeo », inaugurando l'ennesima inchiesta sul fallimento della cultura italiana del dopoguerra (che rivincita per Croce!) ha menzionato fra i « grandi » della prima metà del secolo, Pirandello, Svevo e persino D'Annunzio, dimenticando disinvoltamente Croce (e anche se forse del tutto casuale, una tale dimenticanza è comunque indicativa dell'attuale temperie culturale e della via oggi seguita nei confronti di Croce). Inoltre, subito dopo, Davide Lajolo ha aggiunto che la vera cultura italiana, cioè quella umanistica, ha alla sua radice i nomi di Labriola, di Gobetti e di Gramsci dimenticando anche lui persino l'esistenza di Benedetto Croce, che del momento umanistico della nostra cultura è stato certamente, qualunque possa essere il giudizio di merito, il più autorevole rappresentante durante questo secolo. Si potrebbe inoltre aggiungere che Lajolo ha scordato che proprio Gramsci, le cui pagine gli dovrebbero essere assai familiari, oltre a rilevare che gli scritti di Croce meritano di essere collocati « nella linea della prosa scientifica italiana che ha avuto scrittori come il Galilei », si era spinto sino all'affermazione secondo cui affinché « l'eredità della filosofia classica tedesca sia non solo inventariata, ma fatta ridiventare vita operante [ ...], occorre fare i conti con la filosofia del Croce, cioè per noi italiani essere eredi della filosofia classica tedesca significa essere eredi della L,; filosofia crociana, che rappresenta il momento mondiale odierno della filosofia classica tedesca ». Si dirà che molta acqua è passata sotto i ponti da quando Gramsci scriveva queste note. Tuttavia è proprio da qui che bisogna prendere le mosse per un chiarimento che mai come oggi ci sembra indilazionabile: quando, da parte nostra, esprimiamo un giudizio severo per il modo con cui la cultura italiana (soprattutto quella academica che in qu~sta vicenda ci pare abbia le maggiori respon7
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