Nord e Sud - anno XX - n. 161 - maggio 1973

Miano: problemi di sviluppo di un comune del Napoletano componente « sociale », quella, cioè, pertinente alla composizione sociale - e, quindi, alla sua struttura - del « quartiere », con tutte le sue inevitabili articolazioni ed implicazioni. Elemento, quest'ultimo, che comporta necessariamente - quasi in un rapporto di « causa-effetto » - l'altra caratteristica, convenzionalmente definita come « culturale », nella più ampia accezione che a questo termine sono portati a dare gli antropologi culturali ( « cultura » come « Weltanshauung » o « visione del mondo » o, se si vuole, « filosofia della vita ») con la conseguente implicazione della necessità di riconoscervi un « sistema di valori » e, quindi, i relativi « modelli di comportamento ». L'insieme di questi elementi, in sostanza, forniscono, appunto, quella che, sinteticamente, può essere definita come la « fisionomia » di un « quartiere ». Per quanto riguarda l'oggetto di questa relazione - ossia Miano - si può dire, allora, che la sua « fisionomia » si può evincere dai seguenti fatti: a) esso è situato nella parte nord della città, all'immediata periferia dell'area urbana; b) dal punto di vista economico si presenta come poco attivo, sede di attività industriali e di residenze di lavoratori manuali (così come, per esempio, Secondigliano, Piscinola, S. Pietro a Patierno, S. Carlo e Stella); e) la sua popolazione - della quale ci occuperemo più diffusamente in seguito -, pur non essendo del tutto omogenea, presenta una netta caratterizzazione « operaia », anche se alquanto articolata e sufficientemente diversa da quella riscontrabile nei « quartieri » a differente « grado di attività » (p. es. Barra, S. Giovanni a Teduccio o Bagnoli), se non altro per la presenza, in essi, di attività industriali di tutt'altro tipo; d) ne consegue che anche la « cultura » di questo agglomerato non può che essere particolare; con l'aggravante, nel caso specifico, dell'ind ·scutibile esistenza di un contrasto oggettivo tra la « sub-cultura » dei lavoratori manuali (e, al suo interno, tra quella degli occupati e quella dei disoccupati) e la « sub-cultura » dei lavoratori intellettuali. Se, poi, si tiene conto del fatto che - come è facile intendere - Miano era, inizialmente e non molti anni fa, ancora fondamentalmente una zona agricola, non dovrà meravigliare la constatazione che esso conserva, per molti aspetti, questo carattere, nonostante che vi si sia, man mano, venuto a sovrapporre un «modello» di tipo industriale o « quasi-industriale ». 69

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