Nord e Sud - anno XX - n. 161 - maggio 1973

Autori vari È da osservare, inoltre e come è già stato detto, che « la realtà napoletana non è confrontabile con quella di una zona urbanizzata moderna allo stesso modo in cui le molteplici attività precarie che si svolgono al confine tra il « basso » ed il « vicolo » e tra questo e le strade di Napoli non sono confrontabili con le attività terziarie di una moderna città industriale e commerciale ». Miano, in linea teorica, dovrebbe corrisponde ad una « zona urbanizzata », poiché, insieme ad altri quartieri, è espressione di quel tentativo di decentramento urbano e dei servizi, che si è, ormai, ritenuto decisamente positivo al fine di migliorare la condizione urbana di una città. Resta, però, sempre da verificare come e fino a qual punto Miano abbia risentito positvamente o meno della sua condizione di « aggregato » della città di Napoli. In realtà, esso è uno dei 28 « quartieri » nei quali è suddivisa Napoli e, per molti aspetti, si presenta molto più « differente » di quanto, anche a prima vista, non possa immaginarsi; senza contare che, a suo modo, ciascuno di questi « quartieri » rappresenta un mondo a sé stante, provvisto di un sufficiente grado di caratterizzazione e di specificità per cui, davvero, sarebbe oltre modo difficile fare, per tutti, un unico discorso. Innanzitutto si dovrebbe distinguere l'elemento « geografico» che contribuisce non poco a « caratterizzare » i singoli « quartieri »: una cosa, infatti, sono le unità settentrionali e cosa del tutto diversa, per esempio, sono quelle occidentali od orientali (per uscire dal vago, non Bagnoli, per S. Giovanni o Barra o Ponticell_i, oppure per Miano, Piscinola o Secondigliano, tanto per fare degli esempi). Quindi sarebbe la volta di prendere in considerazione prevalentemente le condizioni econo1niche proprie ad ogni « quartiere », quelle, cioè, che servono a meglio caratterizzarli a seconda delle « funzioni » loro attribuite in via teorica e, ancor più, di quelle realmente svolte. È invalso l'uso, in effetti, di parlare di « quartieri-dormitorio », di « quartieri-terziari » o di « quartieri-industriali » (per non citare il « centro storico », la « zona residenziale » e quella degli « uffici », la « city » della tradizione anglosassone) quasi come se questa individuazione dovesse essere sempre facile, immediata ed univoca. Nella realtà, invece, ci si deve rendere conto che, troppo spesso, ciò è materialmente impossibile perché le diverse « funzioni » tendono a combinarsi variamente alla ricerca di un irraggiungibile equilibrio (e non è nemmeno molto sicuro che ciò sia auspicabile!). Infine - quasi come diretta conseguenza dei primi due elementi (quello geografico e quello economico) - dovrebbe entrare in gioco la 68

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