Miano: problemi di sviluppo di un comune del Napoletano provveda, oculatamente ed in anticipo, a porre in atto tutti quei presidi, che, soli, possono evitare la « crisi » finale. In ogni modo, il problema dell'inserimento del quartiere di Miano nell'ambito della realtà napoletana non può che essere preliminare rispetto ad un discorso più specifico e, al tempo stesso, deve essere inteso con riferimento all'attuale concetto di « dilatazione » della nozione di città. Quest'ultima, infatti, non va più vista come un'entità comprensiva della « città » propriamente detta, della « zona urbanizzata » e, infine, della « zona suburbana ». Essa, invece, assume sempre più l'aspetto di un vero e proprio « continuum » tra città e campagna - quello che alcuni autori americani hanno, molto opportunamente, definito come « urban continuum » -, che assorbe in sé le zone circostanti, elimina un certo tipo di confini, ne sovrappone degli altri e tende, in concreto, alla realizzazione di un decentramento dei servizi, di uno snellimento della congestione de1nografica ed urbana ed, in breve, all'attuazione di un processo di pianificazione. Ovviamente, in questo « continuum » sono facilmente individuabili delle « aree di frangia » (le « fringe-areas » americane) nelle quali le due componenti fondamentali di qualsiasi processo sociale ed economico - quella rurale e quella urbana - non possono che venire a contatto, determinando tutta una serie di reazioni e di controreazioni che, nel loro complesso, dànno luogo a quello che, più sinteticamente, viene indicato come il « mutamento sociale ». È fin troppo facile comprendere, infatti, come in queste aree si instaurino dei processi di « attrazione » o di « cattura » da parte della « nuova » cultura emergente (quella che, per comodità, può essere indicata come « cultura urbana » od <, urbanità ») e come, di conseguenza, si rendano possibili i corrispondenti processi di « resistenza » o, se si vuole, di « conservazione » da parte della cultura pre-esistente (la « cultura rurale », la « ruralità » o, meglio, la « civiltà contadina » ). Naturalmente i concetti, qui indicati, di « nuovo », « urbano », « resistente », « conservatore » e « rurale » o « contadino » hanno un puro valore indicativo ed esemplificativo, in quanto - e ciò è quel che conta - i processi in questione avvengono comunque, indipendentemente dai reali contenuti. Si tratta, in sostanza, di « aree di transizione » ove tutto è provvisorio ed in movimento e quindi, nelle quali ·_ comunque lo si voglia giudicare - è in atto qualcosa che _non può non determinare una variazione - spesso radicalmente diversa e profonda - rispetto al passato. 67
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