Nord e Sud - anno XX - n. 161 - maggio 1973

Autori vari dimensione « comunitaria », laddove con essa si voglia intendere in accordo con la definizione classica - « un insieme di individui, viventi in un territorio ben delimitato, che manifestino una comunione di interessi per il raggiungimento di particolari obiettivi, pur nell'inevitabile esistenza di ovvi conflitti interni, e che possano valersi di istituzioni ' ad hoc ' per manifestare questa loro volontà ». Rinviando, perciò, ad altra fase di questo « incontro con il quartiere » l'individuazione o meno di questa specifica « dimensione », non ci resta altro da fare che tentare, nell'ambito delle nostre possibilità », di « impostare » un primo profilo socio-culturale di questo quartiere, prevalentemente focalizzato sulla sua dinamica sociale e, quindi, sui problemi ad essa relativi. 2. Ovviamente questo tentativo non avrebbe alcun senso - o, peggio, finirebbe con l'essere ancora meno attendibile e credibile -- qualora noi non compissimo una sia pur minimo sforzo di ricollegare sempre - esplicitamente od anche ilnplicitamente - le nostre considerazioni alla realtà « più vasta », che, volente o no, comprende ed include il . . microcosmo 1n esame. È già stato detto quanto « complicata » debba essere ritenuta questa specifica realtà « più vasta »: il tutto assume una più tragica rilevanza quando si ponga mente al fatto che essa altro non è che quel mostruoso agglomerato umano e sociale, che risponde al nome di Napoli. Città « ex-capitale », che aspira - meritatamente o meno - a svolgere un ruolo metropolitano, ma che, troppo spesso, difficilmente riesce ad assolvere i pur più limitati compiti di una città capoluogo di provincia e, più recentemente, di regione. Una città che ha dovuto registrare un continuo e progressivo incremento demografico, una notevole espansione urbanistica, una costante aggressione all'ambiente fisico-naturale e che, contemporaneamente, ha visto sempre più entrare in crisi tutte le sue strutture - economiche e produttive - ed infrastrutture - da quelle amministrativo-funzionali a quelle educative ed assistenziali, da quelle finanziarie a quelle politiche, ecc. -, quasi come se il suo destino fosse, ormai, irrevocabilmente segnato . . Non è, certo, questa la sede per affrontare la spinosa - ma inevitabile - discussione sulle caratteristiche - strutturali e funzionali - che un'area metropolitana dovrebbe avere, né, tanto meno, addentrarsi nell'esame della maggiore o minore ineluttabilità di certe manifestaz1om patologiche e negative, che si manifestano in simili aree ove si 66

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