Nord e Sud - anno XX - n. 161 - maggio 1973

Editoriale le confederazioni sindacali subiscono oggi la demagogica concorrenza dei sindacati autonomi che, secondo una ristretta logica di categoria, operano special1nente nei settori del pubblico impiego e che, per certi aspetti, provocano danni economici e reazioni politiche anche più allar•• 1nanti di quanto non lo fossero i danni e le reazioni derivanti dallo scatenamento nelle fabbriche di quei cosiddetti gruppi spontanei che dopo il contratto del 1969 hanno compromesso la produzione e l'occupazione. E sono ora proprio i sindacati autonomi che rendono difficile l'azione di freno e di correzione nella quale pare che siano disposte ad impegnarsi le confederazioni sindacali; o, meglio, i sindacati autonomi prendono alle spalle le confederazioni nel momento in cui esse cercano di regolare i comportan1enti delle federazioni di categoria. Il segretario confederale della UIL, Ruggiero Ravenna, ha dichiarato a « La Stampa », che si deve modificare « una tradizione sindacale 1nolto radicata ». È la tradizione dello sciopero che, colpendo duramente gli utenti, dovrebbe provocare una pressione degli stessi utenti su.i pubblici poteri per indurli a scelte conforini alle rivendicazioni degU scioperanti. Senonché, avverte Ravenna, « si è constatato che una parte dell'opinione pubblica, invece di esercitare questa pressione, diventa "preda dei movimenti reazionari"»: che è proprio quanto avevano constatato Turati nel 1910 e Matteotti nel 1923. Ma, per quanto riguarda gli scioperi nei pubblici servizi, si può constatare altresì che i lavoratori del settore direttamente produttivo soffrono anche essi, ed essi soprattutto, le conseguenze degli scioperi nei servizi pubblici; e rischiano di più, perché rischiano di perdere il posto di lavoro, che alcuni hanno già perduto, n1entre altri, i più giovani, non riescono a trovare, proprio perché il reddito nazionale non aumenta quanto dovrebbe e su di esso incide negativamente il costo degli scioperi, che incide pure sull'aumento dei prezzi. D'altra parte 1 è motivo di allarn1e molto fondato pure la constatazione che l'azione di freno e di correzione degli stati maggiori sindacati non sia riuscita ad impedire lo sciopero dei doganieri; non sia riuscita a limitare la durata e la durezza dell'agitazione dei sindacati dei postelegrafonici; non si presume che possa evitare o attenuare l'urto delle agitazioni che i sindacati autonomi ( in maggioranza fra il personale docente della scuola secondaria) vanno già preannunciando e proprio secondo la« tradiz.ione sindacale molto radicata » di cui ha criticamente parlato Ravenna r alla vigilia degli scrutini e degli esan1i e quindi in modo da « colpire dura1nente gli utenti»). E per di più capita sempre più frequentemente che dalla sponda delle forze politiche, e non soltanto da sinistra, parta qualcuno a scavalcare le rappresentanze confederali: per lenocinio irresponsabile nei confronti dei sindacati autonomi e per proselitismo altret4

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