Nord e Sud - anno XX - n. 161 - maggio 1973

Tarcisio Amato reversibile attuarsi delle indicazioni europeiste di Mazzini, in un'altra parte invece il principio sostenuto e teorizzato da certuni (oramai consci dell'importanza di quella che chiamano « le condizioni e le tradizioni di ogni paese »), delle « vie nazionali al socialismo », tale principio dunque deve fare i conti con la logica di potenza di un impero neometternichiano che sa far gelare qualsiasi primavera in nome del dogma del1 'internazionalismo proletario. Fu, quella dell'internazionalismo proletario, una sirena che alle sue origini incantò per un istante anche la mente e l'animo di Mazzini, il quale però si rese ben presto conto che la frattura perniciosa fra classe e patria avrebbe messo in movimento, come egli disse, « molle pericolo se», un processo cioè di natura infecondamente eversiva, sfociate magari, come esperienze del nostro secolo hanno dimostrato, in una direzione ~eazionaria e comunque illiberale. Da parte sua Mazzini vide come è noto il problema dell'elevazione del quarto stato attraverso e dentro il problema dell'indipendenza e della libertà della nazione. « Dal primo impianto della Giovane Italia fino alle nostre ultime manifestazioni - egli disse alla vigilia della sua morte, enunciando la pura e semplice verità storica - la causa degli operai fu la nostra e la immedesimammo col moto nazionale italiano ». E rivolto ai delegati deHe Società operaie, convocati a Roma per il loro XII congresso (I d'ordine nazionale) il 1° novembre 1871, con parole che vanno girate oggi a chi di competenza, avvertiva con lungimiranza: « Se il problema dell'emancipazione operaia è universale, le condizioni diverse nei popoli fanno diversi i modi: a ciascun popolo appartiene essenzialmente il segreto della scelta di questi modi ». E quasi presago della iattura incombente sul quarto stato, vittima troppo spesso nella sua storia di forme sterili e rozze di classismo ed economicis1no, avvertiva i congressisti: voi dovete « riaffermare che non separate il problema economico dal problema morale, che vi sentite anzitutto uomini e italiani e che, comunque chiamati dalle vostre circostanze ad occuparvi più specialmente d'un miglioramento di condizioni per la classe vostra, non potete né volete rimanere estranei e indifferenti a tutte le grandi questioni che abbracciano l'universalità dei vostri fratelli e il progresso collettivo dell'Italia». Che gli operai italiani stessero, ancora dopo il '70, « in coda a Mazzini » fu non a caso ossessione di Marx. E non si dice cosa peregrina se s~ ricorda che l'espansione ~n Italia del socialismo marxista fu indirizzata costantemente a strappare le posizioni conquistate dal mazzinianesimo. Mazzini infatti, come avverte Spadolini, « aveva parlato al cuore degli artigiani, dei primi nuclei operai, creando le basi di un movimento che avrebbe potuto sboccare col tempo in una forma di laborismo al56

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