Nord e Sud - anno XX - n. 161 - maggio 1973

Argomenti vero oscillante il corso della lira, in modo da introdurre un elemento di rischio nelle speculazioni e scoraggiare le esportazioni di capitali; b) effettuare una svalutazione isolata, presentandola come frutto delle libere contrattazioni, e non come decisione deliberata delle autorità, con l'intento di ritornare prima o poi ad un regime di cambi stabili; c) lasciare la porta aperta a svalutazioni successive, se le circostanze lo richiederanno, introducendo così la manovra dei cambi per gli strumenti di controllo dell'economia. Il primo obiettivo sembra doversi escludere. Il corso dei cambi non ha in realtà fluttuato mai; esso si è mosso in direzione unica verso la svalutazione, e di volta in volta ha raggiunto un livello stabile nel giro di pochi giorni. Resta aperto il dubbio fra il secondo ed il terzo obiettivo. Stabilire quale sia stato l'intento delle autorità a questo proposito implica un'interpretazione del disegno di politica economica perseguito dal governo, al di là della semplice gestione dei problemi monetari. Il primo obiettivo (svalutazione isolata) corrisponderebbe ad un disegno nel quale l'intenzione sia quella di ridare competitività all'industria esportatrice mediante una agevolazione iniziale straordinaria, dopo di che l'industria dovrebbe pensare da sé a non perdere nuovamente il passo con i concorrenti stranieri. In questo caso, la svalutazione dovrebbe servire a provocare un aumento iniziale di esportazioni e possibilmente un avanzo della bilancia commerciale. In tal modo, si realizzerebbe un aumento dei profitti, che potrebbe dare luogo ad una ripresa degli investimenti. Si potrebbe riaprire così un ciclo, nel corso del quale, il flusso di investimenti risulterebbe abbastanza elevato per assicurare un aumento della produttività più o meno simile a quello che si verifica negli altri paesi. Se tutto questo avvenisse, la competitività dell'industria italiana, una volta restaurata, potrebbe anche essere mantenuta, e il sistema dei cambi potrebbe ritornare ad un assetto di parità fisse. Un disegno di questo genere, presuppone ovviamente che una volta risolto il problema della competitività estera, l'economia italiana sia in grado di risolvere anche gli altri problemi che sono emersi negli ultimi anni. In altra occasione abbiamo illustrato quelli che vengono considerati i problemi maggiori della struttura economica italiana di oggi, e come il processo di sviluppo si sia arrestato dinanzi ad un conflitto che vede contrapposti interessi dell'impresa a interessi delle classi lavoratrici, interessi dei settori dinamici a interessi dei settori arretrati (la così detta area della rendita) 1 • Come si osservò allora, il nodo dei problemi non è tanto semplice da poter essere risolto con una spinta 1n11 Verso l'economia del neodualismo, « Nord e Sud», gennaio 19ì3. 49

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