Nord e Sud - anno XX - n. 161 - maggio 1973

Autori vari estera anche senza alcuna giustificazione di natura commerciale. Una volta sospesa questa possibilità, l'unico modo per procurarsi valuta estera, era quello di giustificare la richiesta per l'acquisto di merci. Il risultato fu, che tutti coloro che intendevano procurarsi valuta estera senza passare attraverso la trafila ufficiale, non poterono fare altro che rastrellare i biglietti di banca che affluivano spontaneamente attraverso l'ingresso dei turisti o gli invii degli emigranti. Nacque così, o meglio rinacque, il così detto mercato parallelo che era esistito in Italia fino al 1959. Su tal mercato, non ufficiale, ma nemmeno apertamente proibito, il prezzo delle valute estere salì di circa il 4°/o al di sopra del corso ufficiale, realizzando così una svalutazione di fatto della lira, sia pure limitatamente alle transazioni finanziarie. Non a torto, alcuni commentatori osservarono che con questo provvedimento, l'Italia aveva instaurato di fatto un doppio mercato della lira, seguendo l'esempio della Francia che l'aveva introdotto fin dalla crisi dell'agosto 1971. Nei mesi successivi, anche se non vi furono nuovi provvedimenti, il problema della svalutazione rimase il tema dominante del dibattito. Avversari e fautori della svalutazione intrecciarono una accesa polemica, che vide schierati da parti opposte anche esponenti di correnti politiche omogenee. Le sinistre si dichiararono contrarie a qualsiasi provvedimento di svalutazione, per gli effetti redistributivi a danno dei redditi da lavoro che esso avrebbe inevitabilmente avuto e altresì per la mancanza di una sostanziale necessità, dal n1omento che la ripresa dell'economia avrebbe potuto, anzi avrebbe dovuto, aver luogo atraverso una espansione della spesa pubblica nei settori sòciali, e non mediante una espansione delle esportazioni. Più complessa la posizione delle destre. Il senatore Merzagora manifestò apertarnente il suo atteggiamento favorevole alla svalutazione, che avrebbe consentito di ristabilire la competitività dell'industria italiana sui mercati esteri. Il Pella manifestò invece un'opinione contraria; ma solo per ribadire che, a suo avviso, la perdita di competitività dell'industria italiana era connessa agli aumenti eccessivi dei salari, per cui l'attenzione avrebbe dovuto essere portata sulla politica salariale, mentre un provvedimento di svalutazione avrebbe curato, solo temporaneamente, le conseguenze, senza porre rimedio alle cause. Il ministro del Tesoro, Malagodi, si atteneva rigorosamente al suo ruolo, dichiarando che le autorità non avevano alcuna intenzione di. procedere ad una svalutazione. Questa situazione durò fino al gennaio del 1973. Il 23 gennaio, le autorità cogliendo lo spunto da una ripresa delle fughe di capitali, istituzionalizzarono il doppio mercato dei cambi. Da quel giorno, le valute connesse a scambi commerciali continuarono ad essere scambiate se46

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