Autori vari da alimentare le riserve dei paesi partecipanti agli scambi; occorre quindi una valuta proveniente da un'area abbastanza grande da poter realizzare disavanzi della propria bilancia · dei pagamenti sufficientemente ampi da alimentare il fabbisogno di liquidità internazionale. Per una funzione simile, è chiaro che l'insieme della Comunità europea sarebbe sufficiente, mentre non lo sarebbero i singoli paesi presi isolatamente. Una seconda ipotesi è che la lotta fra Stati Uniti e paesi europei sia stata volta all'obiettivo di accaparrarsi la fetta più ampia dei mercati esteri, nel tentativo di sorreggere la produzione interna mediante un ammontare crescente di esportazioni nette. In questo caso, il nodo del dibattito sarebbe nella scelta delle parità, che sono un elemento fondamentale per stabilire il vantaggio competitivo di cui ciascun paese gode nel mercato internazionale. In definitiva, le due ipotesi non sono incompatibili. Il tentativo dei paesi industriali di conquistare posizioni più solide nei mercati mondiali è legato al tentativo di imporre la propria valuta come mezzo di pagamento internazionale. In questo gioco complesso, una valutazione esatta dei meccanismi che si sono messi in moto, richiederebbe un'analisi delle tendenze del commercio internazionale e delle grandi aree di influenza commerciale che si vanno delineando: area statunitense nell'America latina, area giapponese nei paesi asiatici, area della Germania federale in Europa e nel bacino del Mediterraneo. Gli sviluppi della situazione fino a questo momento non consentono di azzardare molte ipotesi. Non è da escludere però che gli Stati Uniti stiano regolando la propria posizione su due fronti. Rispetto ai mercati asiatici, è possibile che essi siano ormai disposti a cedere terreno di fronte all'espansione giapponese, in cambio di una minore aggressività dell'industria nipponica sui mercati interni statunitensi e dell'America latina. Sui mercati del bacino mediterraneo, la situazione è più complessa, dal momento che la scarsità di petrolio che si profila ormai netta all'orizzonte impone agli Stati Uniti di aprirsi una strada sui mercati dei paesi arabi, che diventeranno una fonte di rifornimento sempre più vitale. In questa prospettiva, consolidare il dollaro come valuta internazionale anche nel mondo arabo sarebbe un risultato sostanziale; e qui, inevitabilmente gli Stati Uniti vengono a confronto con le mire espansionistiche della Ge_rmania federale. Resta infine il problema del blocco sovietico, con il quale si parla di tanto in tanto di consolidare gli scambi commerciali mediante qualche forma di collega1nento monetario; ed anche di fronte a questo immenso mercato, gli interessi degli Stati Uniti e dei paesi 44
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