Argornenti derale; in tal modo veniva ridotta la tentazione di convertire i dollari posseduti al di là del fabbisogno, in oro. La seconda mossa fu quella di trasferire parte dei dollari accumulati dalle banche centrali alle riserve liquide di banche commerciali e di operatori privati. Questa manovra segnò la nascita del mercato dell'eurodollaro. Secondo una versione diffusa, la data di nascita del mercato dell'eurodollaro va collocata nell'anno 1956, allorché l'Unione Sovietica, disponendo di liquidità in dollari che non riteneva di depositare presso banche statunitensi, chiese ed ottenne di aprire un deposito stilato in dollari presso una banca britannica. Da allora, le banche com1nerciali dei paesi europei furono progressivamente autorizzate ad aprire depositi stilati in dollari a favore di operatori europei. La prassi si andò diffondendo grazie al fiorire degli scambi internazionali ed allo sviluppo di numerose società multinazionali, le cui riserve liquide potevano convenientemente essere tenute in dollari. Sulla base di un ammontare di liquidità in dollari detenuto da banche commerciali europee, il volume dei depositi stilati in dollari si andò sviluppando secondo il consueto processo di moltiplicazione dei depositi bancari. Il processo veniva dilatato in questo caso dal fatto che, rispetto ai depositi in dollari, le banche non hanno obblighi di riserva, e possono espandere i depositi fino ai limiti di convenienza o di sicurezza che esse sole si autoimpongono. Sotto questo profilo, è stato più volte notato che il mercato dell'eurodollaro rappresenta una fonte di liquidità il cui ammontare è determinato unicamente dalla volontà delle banche commerciali, e sfugge al controllo delle autorità monetarie; esso può quindi rappresentare una fonte non controllabile di inflazione. Vi è ovviamente del vero in tutto questò, anche se è vero che le banche centrali, pur non potendo imporre obblighi di riserva, possono tuttavia regolare l'afflusso di dollari alle banche di credito ordinario, e possono quindi tenere sotto controllo almeno uno deg1i elementi che determinano la liquidità complessivamente creata nel 1nercato dell'eurodollaro. Le banche italiane vennero autorizzate ad intervenire nel mercato dell'eurodollaro a partire dal 1960. Si trattò però di una partecipazione sempre subordinata all'autorizzazione delle autorità n1onetarie, le quali si servirono del regime delle autorizzazioni allo scopo di regolare la liquidità interna. L'ingresso di operatori privati fra i detentori di riserve in dollari segnò una modificazione considerevole del sistema. Da un lato, significò la possibilità di collocare fuori degli Stati Uniti ammontari assai maggiori di dollari, senza imporre alle banche centrali riserve crescenti a dismisura. Dall'altro contribuì a ~ntrodurre un elemento di speculazione 39
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