Nord e Sud - anno XX - n. 161 - maggio 1973

Giulio Caterina distribuzione territoriale, delle situazioni d'indifferenza nei processi di localizzazione delle unità industriali. Per spazio economico si deve intendere quello spazio definito dalle relazioni che intercorrono tra gli elementi economici che in esso svolgono la loro attività. Perroux distingue tre tipi fondamentali di spazi economici: gli spazi omogenei, cioè definiti da una struttura 01nogenea; gli spazi polarizzati, quelli definiti da un campo di forze che esercitano influenze asimmetriche, che possono essere di propulsione o di freno; gli spazi definiti come oggetto di pianificazione. Le origini del concetto di spazio economico rimontano a tempi molto più remoti di quelli in cui avvenivano queste distinzioni e vanno ricercate nella letteratura germanica nell'opera di Von Thiinen, che risale al 1826 e riguarda sostanzialmente una teoria della localizzazione della produzione agricola, e in particolare in quella di Alfred Weber, che affronta invece il problema dell'insediamento industriale, e successivamente nell'opera di August Losch, che presentò un sistema completo di equilibrio di tutte le unità territoriali. Weber adopera nella sua analisi il metodo deduttivo, introducendo di volta in volta successive varianti. Le sue argomentazioni sono originali ma non sono sufficienti a pervenire ad una visione generale del problema per lo scarso numero dei fattori scelti. Considera in primo luogo i costi di trasporto: essi sono in proporzione diretta del peso totale da spostare, il punto del costo totale minimo coinciderà con il punto in cui il costo di trasporto sarà minimo, il punto niinimo trasportazionale. Il luogo scelto per la localizzazione sarà, dunque, quello in cui i costi di trasporto risulteranno minimi. È da rilevare che il progresso tecnologico ha sovvertito questa conclusione, difatti ha reso le industrie di molti settori produttivi geograficamente ubiquitarie, tali da poter essere localizzate in regioni diverse da quella dove era conveniente localizzarle prin1a che maturasse lo sviluppo delle vie di comunicazione. Inoltre l'analisi weberiana a quali conseguenze andrebbe incontro in un mercato ove potessero, per esempio, variare la consistenza dei produttori e dei consumatori o i prezzi del prodotto finito? Le ipotesi semplificatrici di Weber non sono in grado di rispondere a questi interrogativi nemmeno con l'jntroduzione della variante dei costi dei materiali, che fissa la localizzazione a seconda dell'importanza dei pesi da trasportare, e la successiva variante dei costi di lavoro, che ha perduto - ne} senso della diversità spaziale dei costi di lavoro - ogni significato per l'introduzione dei contratti nazionali di lavoro. Il secondo stadio dell'analisi di Weber concerne lo studio del fenomeno dell'agglomeramento. Nel modello di sviluppo si introduce il concetto delle economie esterne, provocate dai risparn-Li di agglo1nerazione che derivano dalla contiguità geografica di un insieme di stabilimenti. È questo forse il momento più interessante ed originale della teoria economica di Weber: il risparmio di agglomerazione cresce fino ad un certo lhnite oltre il quale, pur aumentando l'agglomerazione, ìl risparmio resta invariato ed anzi tende a flettere verso il basso per la presenza di forze deglomerative, che si identifi30

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