Maurizio Mistri tazione delle nascite e della corsa all'accumulazione a livello planetario, per compiere un serio lavoro scientifico. Occorre, doè, individuare correttamente i meccanismi che sovraintendono alle precedenti dinainiche ed in correlazione ad essi individuare degli omologhi meccanismi di retroazione che siano coerenti a tutta la logica dello sviluppo delle econon1ie ad industrializzazione avanzata. Nessuno nega l'esistenza di un vasto potenziale di disgregazione socioeconomica costituito dalla crescita esponenziale del genere umano, crescita che tocca i vertici nelle popolazioni arretrate. Nesuno nega, ancora, che la risposta immediata che il sistema è in grado di dare ~ consistente nella messa a coltura di terre marginali, nell'impiego massiccio di fertilizzanti non sempre degradabili - sia la più adatta in senso assoluto, anche perché finisce per dar nuovo alimento alle cause demografiche dello squilibrio, impoverendo nel contempo le risorse naturali. Ma quando andiamo a tradurre operativamente il discorso degli ecologi ci accorgiamo che esso dovrebbe articolarsi in alcuni e ben precisi imperativi: a) il blocco delle nascite; b) l'arresto dello sviluppo economico; c) l'adozione di tecnologie antinquinamento. Si tratta di condjzioni che per verificarsi dovrebbero necessariamente essere applicate di fatto ai soli paesi arretrati, ed allora emerge l'ipocrisia di un discorso che vuole scaricare sui paesi arretrati il costo dello sviluppo di una ristretta zona del nostro globo. Sinceramente non ce la sentiamo di chiedere ai paesi arretrati l'arresto del loro sviluppo economico, tanto più che così facendo rischieremmo di veder cristallizzati dei rapporti econo1nici internazionali chiararnente iniqui e che invece vorremmo veder superati. (Si veda, a questo proposito, A. MrsHAN, Il costo dello sviluppo economico, F. Angeli, Milano 1972). Quindi prima di giungere alle misure sostenute_ dagli ecologi è necessario mettere in atto una strategia a livello mondiale nella quale le suddette misure siano contestuali ad una nuova logica di programmazione economica. Infatti, lo squilibrio demografico è causa ed effetto della povertà di vaste zone del nostro globo per cui la lotta per una difesa della natura diventa anche lotta per un miglioramento del tenore generale di vita di tutti i popoli, che passi atraverso la creazione di nuovi equilibri economici mondiali. In realtà già un primo modo per superare tali squjlibri appartiene alla logica dell'economia e consiste nel progressivo aumento dei tassi di scambio dei paesi produttori di matede prime a causa dell'inevitabile rincaro di queste. Soprattutto, la crisi ecologica mostra l'inconsistenza operativa delle cosiddette pianificazioni nazionali, perché nessuna pianificazione può essere tale se non è sovrannazionale, altrimenti è la pianificazione degli egoismi, è la strategia degli squilibri cumulativi. I1 riaggancio della logica econ01nica a quella ecologica comporta evidentemente il riconoscimento della unitarietà dei rapporti economici internazionali con la conseguenza dell'adozione di una pianificazione sovranazionale che abbia come finalità l'attuazione di una più razionale loro utilizzazione. 26
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