Nord e Sud - anno XX - n. 161 - maggio 1973

Il momento giuridico nell'azione meridionalista Mezzogiorno una struttura produttiva profondamente diversa da quella che si sarebbe altrimenti avuta nell'ipotesi che quell'azione non fosse stata intrapresa o non avesse avuto successo. Tale linea si opponeva quindi alla concezione liberista che aveva prevalso nel meridionalismo prebellico e che vedeva nel protezionismo un privilegio dato alle regioni industrializzate a spese delle regioni che non lo erano e soprattutto del Mezzogiorno; il nuovo meridionalismo concepiva la soluzione della questione meridionale come un processo di sistematica instaurazione nel Mezzogiorno di un regime « differenziale » in confronto al Centro-Nord, differenziale nel senso che esso valesse a istituire una situazione di parità di convenienza ad investire nelle regioni non industrializzate in confronto non solo del triangolo industriale, ma anche delle regioni ove il processo di industrializzazione era già avviato o poteva, come i fatti dovevano poi dimostrare, spontaneamente avviarsi. E giova avvertire che questa concezione non solo si opponeva oltre che al liberalismo, anche, come è ovvio, alla concezione che subordinava la soluzione del problema a un mutamento radicale dell'ordine esistente, ma si distingueva radicalmente anche dal riformismo tout court che consapevolmente o inconsapevolmente si poneva e si pone ancor oggi obbiettivi di « welfare state » secondo suggestioni supinamente recepite dalle correnti progressive del mondo occidentale. A parte rituali richiami alla questione meridionale mancava e manca a quelle correnti ogni preoccupazione di almeno coordinare, se non di subordinare, quegli obbiettivi a quello di eliminare il dualismo della società italiana. Nel settembre scorso, in un incontro a Bari, ho chiamato riformismo meridionalista questa concezione dello sviluppo italiano; si tratta di una posizione evidentemente di natura politica; essa però non era e non è suscettibile di porsi come alternativa appunto politica alle altre concezioni, siano esse espresse in sede di partiti o di formazioni sindacali; in ciascuna di esse infatti prevalgono le forze che tendono a identificare le soluzioni convenienti per la parte più ricca e quindi più forte del Paese come le soluzioni più convenienti per l'intero Paese. Il riformismo meridionalista finisce quindi per ridursi a una posizione culturale che cerca di condizionare in qualche modo il comportamento delle varie forze sociali. Si tratta di un condizionamento che può diventare rilevante nella misura in cui la non risolta questione meridionale si presenta come un nodo che, nell'ambito delle posizioni tradizionali, non è possibile sciogliere. In tali condizioni il progresso non può essere che mo15

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