Nord e Sud - anno XX - n. 161 - maggio 1973

La rivincita di Croce dette per oltre cinquant'anni non avessero senso né valore alcuno: adesso, di fronte alla crisi, di fronte a una serie di clamorosi fallimenti, si mette a posto la coscienza tacendo di Croce (e di tutti coloro che abbiamo sopra nominati, da Cattaneo a Labriola, a Salve-- mini, a Einaudi, a Gobetti) per non dovere ammettere che i punti di riferimento per evitare la confusione culturale (e politica) da cui siamo attanagliati, esistevano pure, ma sono stati bellamente ignorati, da chi credeva di salvarsi l'anima firmando 1nanifesti o parlando in salotto di Marx e di Lenin letti da Althusser e Bali bar (che poi è. un'ulteriore prova dell'acculturazione italiana nei confronti del resto d'Europa). Intendiamoci, però, ancora una volta: il riferimento a Croce per noi non significa contemplazione mistica o astratta ortodossia, ma soltanto, come già abbiamo detto, una scelta culturale, e quindi la capacità di conservare certi risultati ormai acquisiti e pacifici per ogni persona che creda ancora nel progresso « civile » del paese; quei valori per i quali Croce si è sempre battuto in prima persona. Soltanto la cattiva coscienza di molti illustri personaggi cerca oggi di farlo dimenticare, sfruttando il potere di cui ancora dispone per « emarginare » - non osando più neppure impegnarsi in un aperto dibattito culturale, quale quello che l'occasione del ventennale della morte del filosofo napoletano offriva - coloro che in nome di Croce e di tutta la tradizione politica italiana puntano ancora al rinnovamento morale e civile del nostro paese. Ma forse di tutto questo discorso, il riferimento a Croce è stato soltanto un pretesto, l'occasione immediata, per dire che siamo arrivati .-·aun punto in cui le scelte politiche e culturali sono ormai indifferibili: per tutti. Si tratta di decidere se il nostro modello di sviluppo sociale deve realizzarsi nell'ambito della democrazia e della libertà (e allora Croce ha ancora qualcosa da dirci), oppure se vogliamo il ritorno a un drammatico passato o rinviamo tutto a un'ipotetica avvenire, i cui contorni però nessuno riesce con chiarezza a delineare (e in questo caso i conti con Croce sarebbero chiusi). Può darsi anche che oggi sia molto difficile indicare con assoluta sicurecca quel che si dovrebbe fare; ma si può invece con assoluta sicurezza indicare quel che non si deve fare. Cioè comportarsi come qui « cavalier d'industria » di cui parlava il Carducci, il cui pensiero dominante era questo: « Se il tempo brontola, / Finiam d' empire il sacco; / Poi venga anche il diluvio; / Sarà quel che sarà ». GIROLAMO COTRONEO 13

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