Nord e Sud - anno XX - n. 161 - maggio 1973

Girolamo Cotroneo tamente l'opposto; se Croce ha rappresentato l'unico momento di questo secolo in cui la cultura italiana si è collegata, a parità di livello, con quella europea, gli odierni n1aitres à penser della cultura europea sono stati quasi sempre soltanto gli scolastici. Il solito Berto ha scritto che dopo la guerra « Croce divenne una specie di Padre della Patria, oltreché della Cultura, e la cosa può ben essere se si tien conto di quale patria e di quale cultura si tratta ». Ancora una volta siamo ai limiti del ridicolo, se non addirittura affogati dentro di esso: la verità è che a succedere è stato proprio il contrario. La cultura italiana non si è più riconosciuta in Croce, privandosi così di un sicuro punto di riferimento: è stato infatti così per la cultura marxista che, dimenticando il legato gramsciano di cui prima ab biamo parlato - legato difficile e severo - ha imbarcato sul suo treno una serie di intellettuali di mezza tacca (quanto lontani i tempi di Elio Vittorini, di Ernesto De Martino, di Gabriele Pepe, di Luigi Russo!) privi di qualsiasi matrice culturale, che hanno inventato il marxismo da salotto, che hanno divagato su un folclore marxista, su un'antropologia culturale marxista, una fenon1enologia marxista, uno strutturalismo marxista, il tutto completamente sganciato dalla realtà storica, riducendo il marxismo (di cui Croce con1prese fra i primi l'in1portanza, considerandolo un fenomeno storico e culturale onnai acquisito alla scienza e alla coscienza europea) a discorso accademico, a esercitazione scolastica, immiserendone non soltanto i contenuti culturali, ma persino la linea di politica, in Italia spesso ridotta a -piccolo cabotaggio, a mosse tattiche (quando, ancora una volta lo dobbiamo ricordare, Gramsci ha scritto che Croce « rappresenta la grande politica contro la piccola, il machiavellismo di Machiavelli contro il machiavellis1no di Stenterello » ). Del resto è stato così anche per i neo-empiristi, i neo-positivisti di ogni ordine e grado che, contro la cosiddetta « svalutazione » crociana, hanno rinroposto la filosofia « scientifi- .J. ~ ca>, hanno fatto della scienza una nuova religione, trovandosi poi di fronte alla rivolta contro la società tecnologica, centro il mondo pianificato da quei computers dai quali si attendevano la salvezza (a che cosa credevano avrebbe portato una società fondata sulla scienza e sulla tecnica, sganciata da quei tradizionali valori umani, proprio in nome dei quali Croce aveva elaborato la sua Logica considerata oggi dai Geymonat e compagni poco più che un relitto?). Se fallimento allora c'è stato non è certo responsabile Croce (il quale semmai si prende oggi le sue vendette), ma coloro che hanno creduto di « poterlo mettere in soffitta », quasi le cose da lui 12

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