Nord e Sud - anno XX - n. 161 - maggio 1973

La rivincita di Croce fu sempre cultura di minoranza, rnai egemone. Durante il periodo fascista Croce rappresentò il punto di riferimento soltanto par uno sparuto numero di intellettuali e di giovani antifascisti (molti dei quali, dopo la guerra, finirono nelle file della « sinistra », anche e soprattutto di quella comunista), per cui fu cultura di opposizione, di minoranza, intorno alla quale il fascismo eresse un muro di silenzio (singolarmente coincidente con quanto sta avvenendo oggi). Bisognava soltanto arrivare alla confusione dei nostri giorni, per sentire dire a quell'ineffabile personaggio che è Giuseppe Berto, che Croce si oppose al fascismo « in modo tanto balordo da favorirlo», mentre attraverso le sue concezioni « estetiche» [sic!] insegnò « alla gran parte degli intellettuali italiani come convivere bellamente col fascismo traendone magari sostentamenti, ma senza sentirsene per nulla responsabili». Certamente le affermazioni di un personaggio ormai tanto screditato (che arriva persino a dire stupidaggini come quella secondo cui Croce sarebbe stato ministro « durante i primi anni del fascismo ») non meriterebbero neppure l'onore di essere ricordate: ma è significativo rilevare come nella polemica anticrociana gli ambienti della destra culturale si trovino tranquillamente accomunati a certi ambienti della sinistra (soprattutto di quella « nuova », ché la ·« vecchia » non si sognò quasi mai di dire simili sciocchezze). Ma il problema non è questo: e, sostanzialmente, non è neppure quello della « ditatura crociana » al quale nessuno ormai crede più veramente. Resta però il fatto, di cui avevamo parlato fin dall'inizio del nostro discorso, che la tendenza della cultura italiana, la tacita parola d'ordine che oggi la percorre, è quella di ignorare Croce, di evitare persino di parlarne. Abbiamo prima sostenuto che si tratta di una specie di paura: che non è però quella, come forse si potrebbe pensare d'istinto, di passare per conservatori, per reazionari, ecc.; questa preoccupazione si è forse manifestata in misura maggiore negli anni precedenti, quando però della filosofia crociana si parlava largamente proprio per din1ostrare come essa presentasse appunto quei caratteri di conservatorismo politico e culturale, per dimostrare di non nutrire nei confronti di essa alcun timore reverenziale. Il tipo di paura di cui parliamo è invece un altro: a nostro avviso, Croce rappresenta oggi la cattiva coscienza di una cultura che si accorge di avere in gran parte fallito il proprio compito: perché se Croce ha rappresentato l'intellettuale indipendente che non accetta compromessi con il potere, i rappresentanti più in vista della cultura italiana sanno di avere fatto esat11

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==