La politica estera dell'Italia fra le due guerre (Il) e di Spagna, il ritardo dei programmi militari, l'emorragia valutaria provocata da una condotta ambiziosa. Per questi motivi, non poteva fare altro che barcamenarsi fra gli anglo-francesi e i tedeschi, aspettando che l'esito delle operazioni militari potesse indicarle la parte da scegliere. Era una politica inevitabilmente piena di contraddizioni. Per uscire dalla sua scomoda situazione, per poter riacquistare la sua libertà di manovra, l'Italia doveva assolutamente rafforzare il suo apparato militare; per rafforzare il suo apparato militare aveva bisogno di materie prime; per procurarsi le materie prime doveva procurarsi valuta; per procurarsi valuta doveva esportare armi. Era un circolo vizioso. Per spezzarlo sarebbe occorso molto tempo. E di tempo, invece, ce n'era poco. Comunque, fino a quando la Germania non scatenò la sua offensiva in occidente, l'Italia poté seguire questa strada: fornì armi a belligeranti e neutrali 57 , cercò di procurarsi materie prime, fece il possibile per potenziare il suo apparato militare. Ma ormai era troppo tardi. Il 10 maggio 1940 la Wermacht attaccò ad occidente. In breve tempo gli eserciti del Belgio, dell'Olanda e della Francia furono travolti, mentre il corpo di spedizione britannico era costretto a reimbarcarsi precipitosamente a Dunkerque. Mussolini ritenne di non poter più attendere. Probabilmente s'illudeva di poter cogliere i frutti di una rapida vittoria e, nello stesso tempo, temeva la vendetta tedesca se l'Italia non fosse entrata in guerra. Qualche mese prima, il maresciallo Caviglia, incaricato di studiare la situazione, gli aveva riferito che, per poter mantenere la neutralità di fronte alla Germania, sarebbero occorse almeno dieci divisioni corazzate nella pianura padana. Quelle dieci divisioni non potevano essere create dall'oggi al domani. Probabilmente proprio per questi motivi nessun tentativo di mediazione, a cominciare da quelli tentati dal Presidente degli Stati Uniti, poté avere successo. Il 1 O giugno 1940 l'Italia dichiarò guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. Importa fino ad un certo punto accertare se tale atto fu deter, minato dall'illusione o dalla paura. Ciò che è certo è che esso rappresentò il coronamento inevitabiLe di una lunga serie di errori, di una politica velleitaria e contraddittoria, che, in nome della potenza, era stata basata sulla costante sottovalutazione degli elementi fondamentali della · potenza stessa: quelli economici e quelli militari. VITTORIO BARBATI 57 Nel 1939-40, l'Italia fornì motori d'aviazione alla Francia, cannoni controcarro alla Romania, unità navali alla Svezia, ecc. Cfr. E. Faldella, L'Italia e la seconda guerra mondiale, cit.. 119
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