Nord e Sud - anno XX - n. 161 - maggio 1973

Girolamo Cotroneo assien1e a lui, sia crollata tutta la tradizione politica e culturale che per vie diverse e talora lontane fra loro, rapresenta il momento « civile» della nostra filosofia politica. Nel primo dopoguerra, quasi come alibi a tutte le viltà e a tutti i compromessi cui era scesa di fronte al fascismo, la cultura italiana lanciò quella sorta di fable convenue che andò sotto il nome di « dittatura crociana »: alla creazione di questa leggenda concorsero molto i professori universitari, a lungo - e meritatamente - «sculacciati», come ha detto Michele Biscione, da Croce; vi concorse pure l'ondata culturale di ispirazione marxiana, che non perdonava a Croce lo sforzo che questi continuava a compiere per rinverdire la tradizione politica liberale, e che vedeva nella filosofia crociana una sorta di idealismo « giustificazionista » e, al limite fatalista: e invece di svolgere quella ricerca che Gramsci definiva « di immenso significato storico e intellettuale nell'epoca presente », fondata sulla premessa che « come la filosofia della prassi è stata la traduzione dell'hegelismo in linguaggio storicistico, così la filosofia di Croce è in misura notevolissima una ritraduzione in linguaggio speculativo dello storicismo realistico della filosofia della prassi »; ricerca che Gramsci vedeva come « il solo modo storicamente fecondo di determinare una ripresa adeguata della filosofia della prassi, di sollevare questa concezione che si è venuta per la necessità della vita pratica immediata 'volgarizzando ' all'altezza che deve raggiungere per la soluzione dei compiti più complessi che lo svolgimento attuale della lotta propone » (il che potrebbe anche essere un modo fuorviante di leggere la filosofia crociana, ma che comunque consentiva di mantenere intatta la base storicistica del marxismo stesso, impedendo, per non dire altro, le attuali degenerazioni accademiche e scolastiche del cosiddetto « strutturalismo marxista »); invece di attendere al compito indicato da Gramsci, dicevamo, la stessa cultura marxista preferì impegnarsi nella provinciale polemica sul preteso carattere conservatore e reazionario della filosofia crociana, alimentando la leggenda della dittatura culturale che avrebbe frenato lo sviluppo di una cultura di tipo marxista (che, ovviamente, ove non vi fosse stato Croce a irnpedirlo, il fascismo avrebbe certamente favorito e potenziato) . .Quanto insulsa fosse questa leggenda può essere dimostrato in n1ille modi (compreso il fatto che tenendo viva la tradizione storicistica tedesca, Croce « oggettivan1ente » favoriva - cosa che del resto gli è stata persino rimproverata - la ripresa dei temi dello storicismo marxiano): anzitutto vi è il fatto che la cultura « crociana » ]0

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