Nord e Sud - anno XX - n. 161 - maggio 1973

Vittorio Barbati ministri delle Finanze e degli Scambi e Valute (che, da parte loro, avevano ottimi motivi per non esserne entusiasti) -. rappresentavano un radicale ridimensionamento del piano Bonzani del 1929. Tale ridimensionamento - dovuto al costo dei nuovi materiali, alla loro maggiore complessità ed alla difficoltà di ottenere le materie prime occorrenti - avrebbe dovuto consigliare un riesame critico delle impostazioni basate sull'esercito di massa. Anche perché quello dell'artiglieria non era il solo problema sul tappeto: si doveva pensare al rinnovo dell'armamento della fanteria, alla motorizzazione e alla costituzione delle prime grandi unità corazzate. Il risultato fu che, non volendo rinunciare alla massa, si rivoluzionò la struttura dell'Esercito, sostituendo le divisioni « ternarie » ( che quasi tutti gli altri eserciti continuarono a mantenere) con quelle fragili unità che presero il nome di divisioni « binarie » 35 , la cui genesi presenta ancora oggi molti punti oscuri 36 • Così l'Esercito si trovò in piena crisi di riorganizzazione proprio mentre l'orizzonte internazionale si oscurava. E si avviò all'appuntamento della guerra con le sue deboli divisioni appiedate, con l'artiglieria dotata, salvo alcune batterie sperimentali, di ferri vecchi, con la fanteria male equipaggiata, e con i magazzini vuoti o semivuoti. Intanto, per colmo di ironia, veniva messa a punto la teoria della « guerra di rapido corso », che avrebbe potuto trovare attuazione solo con l'impiego di consistenti unità corazzate e rnotorizzate sostenute dall'aviazione e non certo con le unità che si stavano apprestando. 35 La divisione «binaria» aveva due reggimenti di fanteria (sei battaglioni) in luogo dei tre della divisione « ternaria,>. La mancanza àel terzo reggimento la privava, in offensiva, dell'elemento idoneo allo sfruttamento del successo, e, in difensiva, di un'adeguata riserva. La formazione «binaria» fu adottata anche per le divisioni alpine e le divisioni « autotrasportabili » (unità alleggerite ma non dotate in proprio degli automezzi necessari). La formazione «ternaria» fu mantenuta per le divisioni motorizzate (ne furono costituite due) e successivamente per quelle di paracadutisti. Con l'ordinamento Pariani del 1938 furono create anche due divisioni corazzate (1 reggimento carri, 1 reggimento bersaglieri, 1 reggimento artiglieria, genio, servizi, ecc.), abbastanza equilibrate ma dotate di materiali inadeguati. Per inciso, è il caso di notare che l'introduzione delle divisioni «binarie», portando ad un sensibile accrescimento del numero delle unità, creò notevoli difficoltà per la formazione di nuovi stati maggiori divisionali, influendo negativamente su tutte le strutture di comando dell'Esercito. 36 Le divisioni «binarie:> furono ideate e sostenute dal generale Pariani, sottosegretario alla Guerra e capo di Stato Maggiore dell'Esercito, ma incontrarono la decisa opposizione di altri capi militari, con in testa il maresciallo Badoglio, capo ~ Stato Maggiore Generale. E non ebbero nemmeno l'approvazione di Mussolini, ministro della Guerra oltre che Capo del Governo, che in un discorso al Senato, il 30 marzo 1938, affermò: « La divisione, se divisione deve chiamarsi, non può avere meno di nove battaglioni». Nonostante ciò, le divisioni «binarie» passarono. Resta l'interrogativo sul comportamento di Mussolini, che aveva il potere per impedire l'attuazione di un provvedimento al quale era contrario e non lo fece. Forse si lasciò suggestionare dal maggior numero di unità che avrebbe avuto? 112

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