Nord e Sud - anno XX - n. 161 - maggio 1973

La politica estera dell'Italia fra le due guerre (II) produzione tipi di velivoli sperimentali ma non recentissimi, ritardando in parecchi casi la modernizzazione degli impianti. Inoltre, a causa anche di errati indirizzi costruttivi, furono trascurati alcun settori, a cominciare da quello motoristico 33 , che avrebbero invece meritato la massima priorità. Per tutti questi motivi - e perché le industrie, dopo avere sperimentato i loro prototipi, riuscivano spesso ad ottenere delle commesse per piccole serie - l'Aeronautica italiana si avviò all'appuntamento della seconda guerra mondiale con una linea estremamente eterogenea e con carenze tecniche gravi alle quali sarebbe riuscita a porre rimedio solo in parte durante il conflitto. Non meno gravi erano i problemi dell'Esertico. Nella seconda rnetà degli anni trenta era ormai evidente che i suoi armamenti ed i suoi equipaggiamenti erano irrimediabilmente superati. E che il rinnovo dei materiali - che, oltre tutto, non avrebbe potuto essere attuato in breve tempo - era legato a scelte tecniche e politiche molto difficili. Perciò, solo nel 1938 si riprese in considerazione il problema-chiave del rimodernan1ento dell'artigìieria, che era reso ancora più complesso dalla necessità di rinnovare ed ampliare gli impianti necessari alla produzione dei nuovi pezzi già messi a punto o in fase di sviluppo. Scartato, per motivi valutari, l'acquisto di macchinari in Inghilterra, si decise di ricorrere a macchinari di produzione nazionale, accettando così un ulteriore ritardo nell'allestimento degli impianti. Così le prime commesse, in base ad un'assegnazione di 5 miliardi da spendere in « dieci anni», cominciarono solo con l'esercizio 1939-40 34 • Infine, nella primavera del 1940, quando già l'Italia si trovava nella posizione di « non belligerante» in attesa degli eventi, fu definito un programn1a, da completare entro il 1946, per complessive 8.354 bocche da fuoco. Questi programmi - impostati stentatamente per l'opposizione dei 33 A titolo d'esempio, si può dire che, nel 1934, l'Italia aveva prodotto un motore da primato, il Fiat AS-6, da oltre 3.000 CV. Da questo motore, con ogni probabilità, sarebbe stato possibile trarre, come fecero gli inglesi da motori simili, un motore di serie di minore potenza (1.000-1.500 CV) impiegabile su velivoli bellici. Invece, per motivi che restano inspiegabili, l'Italia, dopo aver ottenuto un risultato del genere, abbandonò lo sviluppo dei motori in linea. 34 Il generale Baistrocchi, sottosegretario alla Guerra e capo di Stato Maggiore dell'Esercito durante la guerra d'Etiopia, dovette assumere, a causa di tale conflitto, gravosi impegni finanziari, che successivamente furono solo in parte coperti con assegnazioni straordinarie per gli esercizi 1936-37 e 1937-38 (e ciò significa che, · mentre ci si impelagava nella guerra di Spagna, con l'ulteriore dispendio che essa portava, si dovevano turare le falle del precedente conflitto etiopico). Questo fu il motivo principale della sua sostituzione (cfr. E. Faldella - L'Italia e la seconda guerra mondiale - Cappelli Editore), prima della quale egli dovette impegnarsi per iscritto - e l'impegno vincolò anche il suo successore, generale Pariani - a non chiedere ulteriori assegnazioni fino al 30 giugno 1938. È chiaro, per questi motivi, che nessun programma di rimodernamento poteva essere impostato prima del 1939-40. 111

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